Uscito il 2 settembre 2011, co-prodotto con Roberto Cola al “Piano B Progetti Sonori” di Roma, registrato da Roberto Cola e Gianluca Agostini e masterizzato al “Reference Studio Mastering” da Fabrizio De Carolis, il disco contiene dieci nuove canzoni liberamente ispirate ad opere di varia natura artistica.
Romanzi, saggi, film, poesie, quadri e fotografie sono i protagonisti, seppure in trasparenza, di scene narranti una realtà che si difende dall’Abitudine e a volte difende l’Abitudine da sé stessa.
José Saramago, Bohumil Hrabal, Antonio Pennacchi, Erich Maria Remarque ed Ennio Flaiano tra i romanzieri scelti dai Legittimo Brigantaggio; Umberto Galimberti per la Saggistica; Joseph Nicéphore Niépce per la Fotografia (il gruppo ha dedicato un brano alla prima fotografia della storia del mondo), Giuseppe Pellizza da Volpedo per la Pittura, Pier Paolo Pasolini per la Poesia, François Truffaut per il Cinema.
L’album pone in evidenza una cinica e disillusa presa di coscienza sui cambiamenti: mutazioni al di là delle mode e delle apparenze che si rincorrono negli anni, mutazioni che, allo stesso tempo, non apportano cambiamenti. Da qui il considerare l’Abitudine tanto come uccisione della scoperta e della curiosità intellettuale quanto come condizione indispensabile alla sopravvivenza.
Abitudini in filigrana tra le parole del disco, abitudini dure a morire (come quella di uccidere, che non si estirpa neppure quando si ama), l’abitudine all’arrivismo di un collega troppo zelante che prenderà il merito di una scoperta, l’abitudine alla Pittura improvvisamente sconvolta dall’avvento della Fotografia, l’abitudine alle paludi trasformate in nuove città; altre volte è l’abitudine a distorcere i colori col grigio degli occhiali e nel far pensare che l’unica soluzione sia rimescolare, rimescolarci o correre come verso una carota incontro al nostro quarto d’ora di celebrità.
Gli eucalipti sono gli alberi del nuovo album; le kefiah, prima indumento di appartenenza, si fanno così belle da obbedire ai capricci della moda; le trivelle si scoprono nevrasteniche e un caffè viene a svegliarci dagli indispensabili minuti di oblio, così difficili da recuperare quando l’urgenza di reagire riporta vicino a noi qualcosa che molti pensavano scomparsa: la necessità della rivolta.
Persino la morte, da qualche parte d’Europa, si prende mesi di vacanza, forse perché troppo occupata dall’altra parte del Mediterraneo o forse per dare uno stacco a quella che anche per lei è un’abitudine oramai fin troppo stantia.
Da qualche altra parte, in un’Europa stavolta monocromatica, in cui il nero prevale ancora sugli altri colori, un uomo decide di salvare la sua più grande ricchezza in un sogno dove di lui e dei suoi libri non rimarrà altro che una inquietante serie di parallelepipedi.
Immagini surreali accompagnate dal folk-rock elettronico in cui la band riesce a mescolare con giusto dosaggio le distorsioni delle chitarre alle atmosfere dei synth.
Liberamente Tratto è prodotto dall’etichetta romana Cinico Disincanto e distribuito da Audioglobe.
Queste le canzoni dell’album:
USCITA OPERAI: Liberamente tratto dall’osservazione del dipinto Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo Uscita Operai è il brano di introduzione del nuovo album dei Legittimo Brigantaggio. Uno sguardo nuovo sul mondo del lavoro, degli operai, dei ragazzi imbruttiti dalle false promesse delle “iene” del mercato.
LA LETTERA VIOLA: Liberamente tratto dal romanzo Le Intermittenze della Morte di Josè Saramago il brano è una vera e propria provocazione sull’accettazione della morte. In un imprecisato paese d’Europa non si muore più, con le prevedibili conseguenze che tale fatto può suscitare: ospedali pieni di malati terminali, pompe funebri senza più lavoro e la storia di un musicista di cui la morte s’innamora
IL DIAVOLO NELLA CAMERA OSCURA: Liberamente tratto dall’eliografia View from the Window at Le Gras di Joseph Nicéphore Niépce il brano racconta le vicissitudini dell’autore della prima foto della storia del mondo. A tratti intrisa di elementi tecnici, a volte libera di sfociare in pianti di ricordi cattivi, la canzone mostra la difficoltà dei benpensanti ottocenteschi di accettare la nuova scoperta-invenzione che ha rivoluzionato il mondo.
I CIELI NON SONO UMANI: Liberamente tratto dal romanzo Una Solitudine Troppo Rumorosa di Bohumil Hrabal il brano è ambientato nella Praga della Seconda Guerra Mondiale, in cui un boia dei libri è costretto a distruggerli e fare di essi innumerevoli parallelepipedi. La sensibilità del protagonista lo porterà a salvare alcuni volumi portandoseli a casa. Tuttavia nessuno riuscirà a salvare la sua compagna, una zingarella bruciata in un lager.
IL DADO E’ TRATTO: Liberamente tratto dal film I Quattrocento Colpi di François Truffaut, il brano è un’accusa alle nuove forme di formazione pedagogica. Si cerca di mettere in rapporto l’idea di cultura e istruzione con la libertà critica dei fanciulli per dare una speranza alle nuove generazioni. Tuttavia senza speranza è l’idea di un futuro.
EUCALYPTUS: Liberamente tratto dal romanzo Canale Mussolini di Antonio Pennacchi, il brano è una dedica a Latina, alle contraddizioni di una città nuova che si vergogna degli Eucalypti, alberi frangivento che hanno aiutato di molto la bonifica delle pianure pontine ad allontanare le zanzare e gli acquitrini.
L’ATTIMO IDEALE: Liberamente tratto dal romanzo Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale di Erich Maria Remarque, il brano mostra la paura dell’era atomica tristemente tornata di moda. Furente accusa alle abitudini del mondo occidentale a scapito dei poveri e dei paesi in via di sviluppo.
RUVIDO: Liberamente tratto dal saggio L’Ospite Inquietante di Umberto Galimberti, Ruvido è il brano più ermetico del nuovo album. Il nichilismo è la nota portante di una canzone ambientata tra le mura domestiche degli adolescenti, tra le aule e i professori e tra le immagini esterne dei guerriglieri ormai incapaci di far vibrare giovani cuori. Non è un caso se nel brano appare un coro di bambini.
AFFARI DI FAMIGLIA: Liberamente tratto dalla poesia La Guinea (da Poesia in Forma di Rosa) di Pier Paolo Pasolini, il brano è una speranza di caduta del marciume politico, delle antiche famiglie ed elites da decenni “dominanti” la nazione Italia.
TEMPO DI UCCIDERE: Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Ennio Flaiano, il brano è ambientato ai tempi della Guerra d’Etiopia: un soldato uccide per sbaglio una donna che ha amato durante la notte, vivendo i suoi giorni con il rimorso e la paura di essere condannato.
Pre-produzione di Gianluca Agostini e Legittimo Brigantaggio (BriganStudio – Priverno LT / ottobre 2010 – gennaio 2011)
Registrato e mixato da Roberto Cola e Gianluca Agostini (Piano B Progetti Sonori – Roma / febbraio – maggio 2011)
Mastering di Fabrizio De Carolis (Reference Studio Mastering – Roma / maggio 2011)
Produzione artistica: Legittimo Brigantaggio e Roberto Cola
Produzione esecutiva: Legittimo Brigantaggio e Cinico Disincanto
Arrangiamenti: Legittimo Brigantaggio
Edizioni: Cinico Disincanto
Distribuito da: Audioglobe
Disegni di copertina e interni: Gaia Gianardi
Progetto grafico: Francesco Cicala
Foto interno libretto: Luigi Renzi