Repubblica XL (04.02.2014)
Giunta al traguardo del quarto album, la band della provincia di Latina focalizza l’attenzione su temi come l’ecologia e l’immigrazione con l’aiuto di ospiti illustri come Andrea Satta dei Têtes de Bois e Antonio Rezza.
La definizione folk-rock sembra un po’ riduttiva per i Legittimo Brigantaggio. Proveniente daPriverno, a pochi chilometri da Latina, la band ha pubblicato da pochi giorni il suo quarto album, Pensieri sporchi, che arriva a tre anni di distanza dal precedente lavoro Liberamente tratto. In quel disco, i Legittimo Brigantaggio avevano dato vita a un progetto unico, legando ciascuna delle dieci canzoni a una diversa opera d’arte: c’erano dentro Pasolini, Flaiano, Simone De Beauvoir, Pellizza Da Volpedo e altri ancora. In questo nuovo disco, la band affronta invece tematiche legate al “ritorno all’umanità”, con una particolare attenzione all’ecologia, alle dinamiche dell’emigrazione («ciclo naturale di ogni società») e al tentativo di restare sempre e comunque se stessi.
Parlando di questo disco, realizzato anche con la partecipazione straordinaria di ospiti illustri come Andrea Satta dei Têtes de Bois e Antonio Rezza, il vocalist Gaetano Lestingi ha scritto: «In questo nuovo album abbiamo cercato di analizzare gli atteggiamenti prevalenti nella società di oggi. Lo abbiamo fatto nella maniera più carezzevole possibile, cercando di capire i protagonisti dei nostri tempi e senza giudizi affrettati. Siamo da tempo sensibili all’argomento ambientale e crediamo che non si debba più sprecare tempo contro la Natura, cercando di mettere invece in pratica stili di vita che abbiano il minore impatto ambientale possibile: la crisi che viviamo potrebbe essere uno stimolo per riconsiderare l’uso smodato delle automobili e per riappropriarsi del diritto al verde pubblico anche attraverso le azioni di guerrilla gardening».
«Non è stato a tal proposito un caso chiedere ad Andrea Satta, leader dei Têtes de Bois, un featuring per Elisa è Bellissima, il brano che più di tutti rivendica questo tipo di approccio: sono diversi anni che i Têtes de Bois organizzano il Goodbike, il cosiddetto palco a pedali, in cui l’energia elettrica per i loro concerti è prodotta interamente dal pubblico che pedala in biciclette collegate a una dinamo. Un altro grande onore è stato quello di avere come ospite nel brano Usi e Costumi il performer Antonio Rezza, che recita passi delle proprie opere Pitecus e Fratto X nel suo stile inconfondibile».
Il video è stato diretto da Paola Rotasso ed è stato pensato come «un canto d’amore nei confronti della Natura e una riflessione sulle nuove possibilità che si avrebbero per rispettarla un po’ di più». Repubblica XL (04.02.2014) http://xl.repubblica.it/brani-musicali/legittimo-brigantaggio-in-anteprima-il-video-elisa-e-bellissima-e-in-streaming-lalbum-pensieri-sporchi/8795/
L’ecologia, il rampantismo, le diversità, la malattia, il progresso come scusa per distruggere il distruggibile. Dalle parti dei Legittimo Brigantaggio la questione è piuttosto semplice: per recuperare il terreno perduto, l’umanità sarà costretta a indirizzare i suoi sforzi e le energie residue in direzione di una decrescita felice. Al di là dei falsi miti, di chi produce automobili e veleni, di quelli che ti fanno credere che il latte in polvere è più efficace di un paio di tette. Meglio la bicicletta, la natura, la lentezza, al limite la solitudine, ovvero il primo passo indispensabile prima di ritirarsi nel proprio mondo. “Elisa è bellissima” è la canzone manifesto di “Pensieri sporchi”, il quarto album della band laziale, all’interno della quale la protagonista predica il ritorno alla terra e si batte inconsapevolmente contro i distruttori del territorio. Lì in mezzo c’è Andrea Satta a dare man forte, a regalare delicati momenti di cantautorato che però poi lasciano il passo a una scrittura che preferisce indirizzarsi verso soluzioni più robuste.
Si capisce tutto sin dall’attacco, quando il banjo di “Velenoso” lascia presto spazio ai riff delle chitarre, oppure con le soluzioni hard di “Ladri di luna piena”, o attraverso le violente spinte di “Il covo” o di “Dio paranoico”. Storie meno tese all’interno di “Usi e costumi”, con un cameo di Antonio Rezza in omaggio, o nelle urgenze romantiche di “Mi ritroverai” (“Sarà che meriteresti poesie a ogni gradino di scale”). Tra suoni distorti, elettricità spinta e ondeggiamenti chitarrosi, (a fatica) cercano spazio vitale anche fisarmoniche e guitalele, quasi a ricordare un passato, nemmeno troppo lontano, fitto di combat-folk e folk-rock. Il suono di oggi è più spietato, forse perché lo è anche il tempo che stiamo vivendo, forse perché certi testi richiedono una cattiveria costante. Di certo, la categoria folk-rock ormai va stretta ai Legittimo Brigantaggio, ormai una band dispensatrice di rock d’autore a tutti gli effetti, che cambia per rimanere se stessa. E che usa il folk per mere questioni di lignaggio (Giuseppe Catani_Rockit_23.06.2014) http://www.rockit.it/recensione/25129/legittimobrigantaggioofficial-pensieri-sporchiTra Ambrogio Sparagna e i Modena City Ramblers, si frappongono i “Legittimo Brigantaggio” una band attiva ormai da anni nel panorama folk rock italiana giunta al suo quarto album “Pensieri sporchi”, un viaggio partito da un paesino vicino Latina chiamato Priverno e arrivato sui palchi d’Italia e d’Europa, registrato all’Einstein Studio da Ilario Parascandolo e masterizzato al Reference Studio Mastering di Roma, da Fabrizio De Carolis. Una band sempre impegnata nel sociale non a parole ma a fatti (la partecipazione ad un disco per la costruzione di un pozzo in Kenia ne è un valido esempio). Il loro album precedente, “Liberamente tratto”, ci aveva fornito più di un assaggio della capacità di questa band che ha messo su un progetto unico con dieci canzoni ispirate ognuna ad una diversa opera d’arte, di Saramago, Truffaut, Pasolini, Flaiano… In questo disco invece, i “Legittimo Brigantaggio” ci mettono dentro la società attuale, anche la politica, i falsi miti, la purezza di un contatto diretto con la natura.
“Velenoso”: il banjo si apre nella durezza rock delle chitarre elettriche con la voce di Gaetano Lestingi filtrata che strizza l’occhio al cantautorato: “Hanno le belle addormentate sulle ginocchia dei politici…”
“Ladri di Luna Piena”: riff che sfiorano il grunge, sezione ritmica potente ed in evidenza: “Ladri di Luna Piena, ladri di onestà, ladri di uomini da latte in polvere, ladri di suggestioni, ladri di curiosità, ladri di donne dagli occhi facili…”
“Elisa è bellissima”: con l’apporto di Andrea Satta dei Tetes de Bois, i nostri sfornano questo singolo dove viene recuperato un bel sound folk-pop: “Elisa ha dentro gli occhi una città che non c’è…” Elisa è un tutt’uno con la natura, il recupero delle origini, di una civiltà senza elettricità…
“Inutile”: distorsioni punk, voce effettata, batteria a mò di loop e una massiccia dose di elettriche per chiedersi: “Senza l’abbraccio ritmico delle solitudini, sfoggio affianco uno dei suoi trofei”… testo molto incisivo come è, dopo tutto, l’intera scrittura dei nostri che non lasciano nulla al caso.
“Il Covo”: folk a nascondere e sporcare un valzerino reso dal banjo con incursioni punk: “Allarmi tutti a scappare, tutti a scavare come talpe… fuori dal covo sdraiati per terra, asimmetriche forme…”
“Pensiero sporco”: campane elettriche che annunciano un’acustica dissonante… e qui la voce di Lestingi si fa più nitida ed è una ballad che pian piano si riempie di effetti: “Se la strada era sudata, nera era anche la neve, pioggia agli occhi di una donna, tra lacrime e catrame”, brano contro l’accanimento della cementificazione.
“Dio Paranoico”: riff di chitarre elettriche, sound punk-rock, loop di batteria e sottofondi nervosi per un Dio paranoico: “Io esco fuori dalla lampada, dai tronchi della piazza, il falso genio che aspettavi”… pezzo davvero potente, talvolta ricorda il sound dei Linea 77 di “Fantasma”
“Ipotesi reale”: arpeggi nevrotici ed è un altro punk rock “sinfonico”, suoni disordinati eccessivi ed è un bene, sicuramente uno dei migliori brani del disco: “Storia di sogni e di desideri, solo reconditi ormai, parafrasando l’immagine dei tuoi guai”, invitiamo ad ascoltare attentamente anche il dissacrante testo.
“Usi e costumi”: il regista del Teatro di ricerca, Antonio Rezza, con la sua voce deformante, da paura: “Mi sento solo, solo e abbandonato… la spensieratezza va sfruttata alla nascita”… perchè le sue creazioni sono di una meravigliosa bruttezza, paranoica come il Dio dei “Legittimo Brigantaggio”: “Le tette in macelleria, la scuola giù in palestra, le fidanzate a stock, l’amore con la mano destra”… esilarante…
“Mi ritroverai”: “Tu che da 30 anni vivi sulla mia stessa strada, guarda ce ne siamo accorti ora”, dopo un intro di chitarre pesanti, si trasforma in levare in un interscambio ritmicamente dissonante che si confà agli ultimi Tre Allegri Ragazzi Morti. (Shake Grandi Palle di Fuoco, 04.03.2014) http://www.grandipalledifuoco.com/2014/03/legittimo-brigantaggio-pensieri-sporchi.html
La corrispondenza del banjo con il resto della strumentazione della band (composta da chitarre acustiche ed elettriche, fisarmonica, batteria e basso) ci regala una serie di immagini che, allo stesso tempo, facilitano e rendono più difficile l’ascolto di “Pensieri Sporchi”, il nuovo album del gruppo laziale Legittimo Brigantaggio. “Velenoso”, il brano di apertura del disco, è denso e affascinante, strutturalmente ambiguo e costruito su un beat dritto e costante che, riflettendo la tensione che sorregge l’intera scaletta, entra già nel prologo, sotto le prime note del banjo. Un beat che, però, si espande a tratti dentro una leggera rarefazione, dovuta principalmente a un bridge alleggerito da chitarre più melodiche, e da una linea di basso più ondivaga e slabbrata. Dicevamo del banjo e, in particolare, della sua introduzione a tutto l’album. Nono solo ci impone di ascoltare Pensieri sporchi facendo riferimento a uno scenario articolato, più internazionale e new-folk, anche se, in generale, più “tradizionale”. Ma soprattutto imbriglia una parte della produzione del gruppo – originario della provincia di Latina – a una visione più ampia e meno scontata, che non sempre emerge in modo così netto dagli altri brani in scaletta. I quali – attenzione non credo sia un difetto di struttura, è semplicemente una chiara scelta di rappresentare i temi cari al gruppo e, quindi, una scelta di rappresentarsi – rimangono generalmente sommersi sotto una linea marcatamente rock (con tutto ciò che, inevitabilmente, significa e non significa. E con le evidenti difficoltà di apportare a questa corrente una venatura di innovazione significativa). Un rock piacevolmente elaborato – incardinato negli elementi che più lo contraddistinguono: frasi melodiche di chitarra elettrica, basso e batteria uniti e sostenuti, qualche incursione di chitarra acustica ad accennare la linea melodica, l’evocazione di immagini crude, inquadrate in un racconto duro e perentorio – attraverso una produzione particolareggiata degli arrangiamenti e, soprattutto, della lavorazione in studio. Ciò premesso, lo stile del gruppo è molto influenzato dall’incedere di un racconto pregno di parole, costruito su testi molto ritmici e sillabati con estrema cura. Una variante che può ben rappresentare l’ispirazione di questa band, giunta al quinto lavoro discografico, è il brano “Pensiero Sporco”. Si tratta di una ballata vagamente acida, immaginifica, notturna e insolita, in cui la fisarmonica e la melodia del canto – abilmente sorrette da qualche effetto e suono di ambiente – definiscono un ambito sonoro più profondo, dentro al quale riescono a incasellarsi le incursioni delle chitarre “sporcate” da interruzioni reiterate del suono, che infilano con molto equilibrio la linea circolare dell’arpeggio della chitarra acustica. La narrativa “dylaniana” espressa nel testo non interferisce con la linea vocale molto melodica e il crescendo strumentale che anticipa la fine del brano. Anzi genera la tensione e il disorientamento positivo che alzano l’attenzione che merita il brano. In alcuni casi, come ad esempio con il brano “Elisa è bellissima” (nel quale partecipa Andrea Satta dei Têtes de Bois), il gruppo aderisce a uno stile indipendente, controculturale ma anche riconoscibile e incollato a una rappresentazione già elaborata e proposta dai tanti gruppi e artisti con cui i Legittimo Brigantaggio condividono la scena alternativa italiana (e con i quali hanno anche collaborato in più occasioni, come ad esempio Marino Severini dei Gang, Roberto Billi e Stefano Fiori, entrambi ex Ratti della Sabina, Enrico Capuano, Paolo Enrico Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi, Sergio Serio Maglietta dei Bisca, Betty Vezzani dei Modena City Ramblers). Quando escono da questa prospettiva – forti di una visione che si definisce soprattutto attraverso i testi – riescono a segnalarci un canzoniere più sperimentale, come ad esempio ci dimostrano con “Mi ritroverai”, il brano che chiude l’album. (Daniele Cestellini_BlogFoolk_11.09.2014) http://www.blogfoolk.com/2014/09/legittimo-brigantaggio-pensieri-sporchi.html
A questo link potete ascoltare o scaricare l’intervista a Gaetano Lestingi andata in onda martedì 6 maggio 2014 durante BARAONDA D’URTO – RADIO ONDA D’URTO (Brescia) condotta da Jean-Luc Stote.
Buon ascolto! http://baraonda.radiondadurto.org/2014/05/07/intervista-legittimo-brigantaggio-martedi-6-maggio-14/
Giovedì 22 maggio h 14 Gaetano Lestingi e Domenico Cicala intervistati dal mitico David su MINI Radio Web! L’intervista, di cui abbiamo un trailer video, è stata effettuata domenica 18 maggio a Piazza del Popolo (Roma)
Rockerilla (aprile 2014)_intervista di Alessandro Hellmann a Gaetano Lestingi, “La Questione Etica al Tempo dell’Indie”
Esiste una qualche relazione tra l’esperienza del folk revival e delle canzoni di lotta degli Anni Sessanta/Settanta e la vostra proposta (pur in una declinazione formalmente molto diversa)?
Da qualche anno si parla del cosiddetto “neofolk” per definire un genere il cui ritorno alle radici musicali “popolari” è rivestito di tutti gli apporti tecnologici attuali che rendono il suono più fresco e piacevole rispetto al passato: parlo degli inglesi Mumford & Sons, degli americani Avett Brothers, per fare degli esempi. Tuttavia il nostro progetto musicale attuale non ha niente a che fare con il folk revival: siamo nati folk nel 2002 quando le tendenze musicali erano alquanto diverse rispetto al neofolk di oggi. In più, il nostro approccio è sempre stato tipicamente folk-rock: in questi anni abbiamo cercato di colorare le sonorità folk con chitarre distorte, mescolando le provenienze e i gusti di ogni singolo componente della band in un’interessante sintesi. Il nuovo album, Pensieri Sporchi, risente più degli altri di questo nostro atteggiamento. Rimane sempre centrale l’importanza che diamo ai testi delle nostre canzoni, fortemente improntati su temi sociali. Sicuramente le canzoni di lotta degli Anni Sessanta/Settanta hanno condizionato, soprattutto nei primi dischi, il nostro impegno musicale, oggi rivolto verso una scrittura attenta a questioni sociali più che politiche. Ciò non vuol dire voler rinnegare un’idea ma considerare la politica in modo più ampio, partendo dal basso e considerando “politiche” le scelte che ognuno di noi compie ogni giorno.
Sembra trascorso un secolo dal “processo” a De Gregori. Ritenete ci sia ancora una questione etica nel mondo dell’arte e della musica in particolare?
Restando nell’ambito della musica cosiddetta “indipendente” devo considerare che oggi non trovo più alcune tematiche che erano care agli artisti dieci o quindici anni fa. Non so se tale tendenza sia dovuta a mancanza di interesse o a noia e repulsione verso un’idea di impegno ben definita. Ma so anche che ogni epoca ha la propria etica: se analizziamo la questione dal punto di vista dell’artista, devo ammettere che trovo spesso approcci nichilisti nei testi di tante band e cantautori. E qui si potrebbe aprire un dibattito: è una scelta dell’artista dovuta alla mancata risposta del pubblico ai temi etici o è stata compiuta un’azione di addomesticamento del pubblico? La questione non è affatto semplice. Per quanto ci riguarda, noi dei Legittimo Brigantaggio cerchiamo solo e semplicemente di rispettare il nostro pubblico lavorando nel migliore dei modi possibili: siamo attenti al minimo particolare, al dettaglio e a ogni singola virgola dei nostri testi. Chi ascolta i nostri dischi, oltre ad emozionarsi, deve sentirsi arricchito: questa è la nostra etica.
In che misura le vostre scelte personali (ad es. essere vegano, per chi lo è, ecc.) sono legate alle vostre scelte artistiche?
Non vedo molta differenza tra le due scelte. Scriviamo ciò che viviamo e raramente ci siamo lasciati condizionare da ciò che non condividiamo. Ce lo possiamo permettere, appunto, perché siamo un gruppo indipendente: come l’Elisa del nostro singolo, facciamo un uso corretto e responsabile dell’automobile, sognamo città che abbiamo più alberi possibili, apprezziamo qualsiasi azione di governo volta a favorire l’uso di energie rinnovabili anche nel privato, crediamo davvero che la cultura e l’istruzione migliorino l’anima di ogni persona nel suo essere sociale e che la difesa dell’ambiente abbia la sua culla tra i più piccoli e nella scuola. In più, nell’esempio da te citato, occorre ridefinire al più presto ciò che davvero serve per il nutrimento di un essere umano: mai come oggi si sta ampliando una sensibilità verso la difesa degli animali che porta molte persone a scegliere la via del vegetarianesimo. D’altra parte, è stata dimostrato che si può vivere tranquillamente senza mangiare carne, cancellando inutili sofferenze ai danni degli animali e dell’ambiente stesso: sappiamo bene quante tonnellate di acqua servano per alimentare gli allevamenti di bovini, ad esempio. Per non parlare delle misere condizioni a cui sono costretti gli animali negli allevamenti intensivi.
Ci sono degli episodi, degli insegnamenti, degli ascolti o delle letture che hanno contribuito allo sviluppo della vostra sensibilità ecologica e sociale?
Ce ne sono diversi. Risulta evidente che il concetto di “decrescita felice” del filosofo Serge Latouche sia stato il fulcro dei nuovi movimenti ambientalisti e che abbia influenzato migliaia di persone. Probabilmente questo è il motivo per cui la “difesa dell’ambiente” sembra quasi diventato un argomento di moda. Di conseguenza, sembra quasi naturale, oggigiorno, affrontare tale tema. Ancora più facile per chi, come noi, vive in un territorio ricco di bellezze naturali e paesaggistiche spesso deturpate dall’abusivismo edilizio. L’artista non può che denunciare tutto questo attraverso le canzoni, ma ci ha molto colpito il progetto Goodbike dei Têtes de Bois, il cosiddetto “palco a pedali” alimentato dagli spettatori che pedalando producono l’energia elettrica necessaria per il concerto: questo, per noi, è un esempio pratico di quanto si potrebbe fare per la difesa dell’ambiente. Molto interessante è stato conoscere il fenomeno della cosiddetta “guerrilla gardening”: partito dal Canada questo fenomeno consiste nel prendere di mira zone degradate di una città e piantare fiori, alberi, piante, a volte addirittura verdura che può essere distribuita a chi vuole. Nel singolo “Elisa è Bellissima” si è voluto omaggiare il movimento della Guerrilla Gardening con il verso “Elisa pianta broccoli sopra alla rotatoria”. Per quanto riguarda gli episodi di vita vissuta, basta prendere il Grande Raccordo Anulare negli orari di lavoro per capire quanta tenerezza fanno tanti uomini soli in fila incatenati dentro lamiere chiamate automobili.
Infine, un libro che ha condizionato parecchio il crescere della mia sensibilità verso la Natura e gli esseri viventi è stato Se Niente Importa. Perché Mangiamo gli Animali?, un saggio dello scrittore statunitense Jonathan Safran Foer, in cui si raccontano gli orrori quotidiani dell’allevamento intensivo di cui parlavamo nella precedente domanda: un libro da sconsigliare alle persone dal cuore debole!
E’ stato difficile mantenere la “centralità” dei testi nell’ambito di una proposta musicale parecchio distante dal cantautorato?
Pur essendo una band, per noi è assolutamente naturale produrre canzoni non allontanandosi affatto dallo stile cantautoriale: i nostri testi nascono in una dimensione individuale e solo successivamente vengono arrangiati con il resto del gruppo, forse sarà questo il motivo di tale centralità. Come detto prima, abbiamo sempre dato importanza alla scrittura: il rispetto del pubblico passa proprio attraverso la ricercatezza dei testi e dall’avere qualcosa di interessante da dire. E dobbiamo ammettere che quando scriviamo preferiamo confrontarci con il “meglio”: e per quanto riguarda le parole, il meglio sono stati solo i cantautori.
E’ uscito il vostro nuovo album, Pensieri Sporchi a distanza di circa tre anni da Liberamente Tratto: Nel mezzo, tanti concerti o soprattutto lavoro di preparazione per il vostro nuovo disco?
Ilario Parascandolo (batteria): I primi due anni del triennio li abbiamo trascorsi praticamente sul palco. Ci siamo dedicati alla promozione di Liberamente Tratto, con numerosi concerti in tutta Italia. La scrittura, comunque, non si è mai fermata. Le idee si sono accumulate lungo tutto questo periodo ma è solo nell’ultimo anno che abbiamo iniziato ad ascoltarle, selezionarle ed infine a metterle in un disco.
Questo è il vostro quarto album. Rispetto a quello d’esordio come vi sentite cambiati?
Domenico Cicala (basso elettrico): Ci sentiamo sicuramente maturati. É stato un lungo percorso che ci ha accresciuto, sia dal punto di vista della scrittura musicale nell’approccio alla realizzazione dei dischi, (sempre estremamente artigianale ed autoprodotto fino ai minimi dettagli) sia per quanto riguarda l’interpretazione dei live avendo vissuto, in oltre dieci anni, centinaia di esperienze in contesti estremamente variegati, dalla sagra di paese al festival nazionale rock-folk, dall’irish pub al centro sociale. In tutto questo tempo abbiamo accumulato un bagaglio indimenticabile di esperienze che sicuramente ci ha fatto maturare moltissimo.
C’è un filo comune che unisce le canzoni che compongono Pensieri Sporchi?
Ilario: Il filo conduttore c’è. Come vuole la tradizione dei Legittimo Brigantaggio, si parte sempre da un’idea di fondo, che finisce per investire di sé tutte le tracce. In Pensieri Sporchi, che da questo punto di vista segna una vera e propria rottura rispetto al precedente album, si ritorna ad alcuni temi sociali, sociologici, latu sensu politici, e ambientali, che in qualche modo, richiamano la necessità di riscoprire il valore perduto della umiltà.
La società odierna offre molti spunti a degli artisti che stanno pensando a delle nuove canzoni?
Giuseppe “Pino” Lestingi (chitarre): Credo che dipenda dal tipo di approccio alla canzone che si in-tende seguire. Per i Legittimo Brigantaggio la linea è quella protesa all’impegno e questo ha condi-zionato le nostre scelte. Per noi il sociale è una fucina di interesse e non abbiamo mai pensato di allontanarcene: è il luogo dove poter offrire un punto di vista che non deve essere condiviso per forza da tutti. La consapevolezza della complessità di una scrittura, che affronta temi inerenti al sociale, è decisamente diversa dall’introspezione o dal trascendente. I nostri testi stanno con i piedi per terra, per capire l’umano e riflettere sul percorso da esso intrapreso.
E’ stato complicato mettere insieme le canzoni del vostro nuovo disco?
Ilario: In questo album, e posso dirlo con entusiasmo, c’è veramente poco di complicato. Le canzo-ni sono state scritte con naturalezza, così come, con altrettanta naturalezza e serenità, abbiamo pro-ceduto alla pre-produzione e, infine, alla produzione vera e propria. La voglia di dar vita ad un nuovo disco e anche la consapevolezza della bontà del materiale a disposizione, ci ha permesso di lavorare con decisione, superare gli inevitabili ostacoli, e, soprattutto, di divertirci un mondo.
C’è qualche episodio curioso legato alla creazione del vostro nuovo album?
Pino: Ce ne sono diversi. La bellezza di una creazione consiste di momenti che difficilmente si riescono a dimenticare. Per raccontare un episodio curioso bisognerebbe partecipare alle riprese di un disco. Quei momenti sono talmente intimi e partecipativi che difficilmente possono essere trasmessi attraverso lo strumento della scrittura.
Quanto conta la tradizione e quanto l’attualità, nelle vostre composizioni?
Gaetano Lestingi (voce): Per quanto riguarda l’aspetto musicale occorre dire che i Legittimo Brigantaggio sono stati attenti alla tradizione soprattutto nei primi dischi; con il tempo, abbiamo cercato di “vestire” i nostri lavori di sonorità legate alla contemporaneità ma senza abbandonare il nostro tratto distintivo di band indipendente. Poi, sul piano della scrittura dei testi, per noi la tradizione passa attraverso il rispetto dei cantautori classici che hanno insegnato quanti miracoli possa compie-re la scelta di una parola precisa anche in una canzone.
Trovate ci sia voglia di collaborare tra artisti o ciascuno tende un po’ a guardare in casa propria?
Davide “Zazzi” Rossi (fisarmonica): La maggior parte degli artisti tende a collaborare, sia per una questione di ritorno di immagine sia per avere nuovi stimoli. Per quanto riguarda il primo punto, voglio dire che collaborare è una mossa strategica per unire i fan di due o più band. Amiamo collaborare con le persone che stimiamo: lo abbiamo fatto nei dischi precedenti con i Modena City Ramblers, con i Gang, gli E-Zezi, Bisca, Yo Yo Mundi, Enrico Capuano, ecc… E in quest’ultimo album siamo molto contenti di avere collaborato l’illustre performer Antonio Rezza e con Andrea Satta, leader dei Tetes de Bois. Cogliamo l’occasione per ringraziarli ancora una volta
Un album può dirsi un insieme di colori diversi… è difficile non ricorrere sempre agli stessi colori?
Domenico: Solo per il fatto che siamo in tre a scrivere, è inevitabile trovare diversi colori ascoltan-do i nostri lavori. Il discorso, credo, sia anche legato alla nostra variegata formazione musicale. Anche il fatto di non esserci mai sentiti vincolati ad un genere musicale facilita la possibilità di variare: il nostro è stato un percorso che non ha mai avuto paletti sotto questo punto di vista. A noi piace pensare la musica come un’arte da ascoltare, da apprezzare, ma anche da realizzare senza troppi vincoli di genere.
Quando è pronto un nuovo disco, sentite una certa responsabilità o in qualche modo vi preoccupate per come verrà accolto da critica e pubblico?
Gaetano: Assolutamente! Sentiamo vivido e forte il senso di responsabilità già in sede di scrittura dei pezzi. Dal nostro punto di vista il rispetto del pubblico e della critica è implicito nella scelta del-la Bellezza: cerchiamo di dare il meglio nella scelta di ogni parola e negli arrangiamenti, provando ad essere il meno scontati e retorici possibile. Siamo molto esigenti e severi con noi stessi, tanto da non avere nessun problema a scartare brani poco inclini a stimolare emozioni: se non ci sentiamo sfiorati dai brividi in sede di scrittura vorrà dire che nemmeno chi ascolterà potrà emozionarsi. Detto questo, non ci sentiamo preoccupati per come verrà accolto il disco: l’importante è avere avuto quel senso etico di responsabilità che, quasi sempre, viene percepito da tutti.
Avete avuto modo di suonare in molti live. Quanto è utile per un gruppo il momento “Live”?
Davide: Per quanto ci riguarda, siamo nati “live” e non possiamo immaginare una band, almeno la nostra, senza il momento nel quale si distribuisce vita alle nostre emozioni attraverso la fusione di suoni e stati d’animo. È davvero una sensazione meravigliosa e difficile da spiegare. Ci sentiamo uniti nel farlo e rafforza la coesione del gruppo stesso.
Come vi sembra il panorama musicale italiano odierno?
Pino: Ci sembra in netta mutazione. Il problema è riuscire a capirne i codici. Molte band, dal punto di vista dei contenuti, mi sembrano decisamente confuse. Forse sono io che non riesco a comprendere bene i cambiamenti in atto e cerco di astenermi dal giudicare. L’unica certezza è che in Italia ci sono diversi gruppi musicali che non hanno il dovuto riconoscimento.
Scrivere ottime canzoni, può bastare per raggiungere il successo?
Domenico: Sicuramente no. Il successo, come lo si intende oggi soprattutto in Italia, è legato anche ad altri aspetti, molto spesso commerciali, che non coincidono con la qualità musicale, per quanto possa essere soggettivo il concetto di qualità. Comunque non siamo una band alla ricerca spasmodica del successo. Il successo dovrebbe essere una conseguenza dell’essere stati apprezzati per aver creato buona musica e non un ossessione.
Una canzone di altri che vi sarebbe piaciuto scrivere…
Gaetano: Mi fai una domanda cattivissima (ride). Le domande più semplici risultano sempre com-plicate. E poi, scommetto che ognuno di noi avrebbe una risposta diversa. Ci sono decine di canzoni che avrei voluto scrivere, soprattutto decine di album storici straordinariamente belli! Ma se proprio insisti ti rispondo così: avrei voluto scrivere io una canzone contenuta nel nostro ultimo album, una canzone che mi piace moltissimo e si chiama Il Covo, scritta dal chitarrista, mio fratello.
Quali pensate possano essere i pregi delle vostre composizioni?
Pino: L’attenzione al dettaglio. Ogni parola che trascriviamo non è lasciata al caso. I contenuti sono ben studiati e le musiche eseguite in maniera maniacale. Siamo per niente religiosi e la spiritualità cerchiamo di ottenerla tramite il lavoro. Questa idea c’è stata trasmessa dal performer Antonio Rezza, che ha partecipato al nostro ultimo lavoro: idea che condividiamo in pieno.
Oggi la vera trasgressione sta nella normalità?
Ilario: Sono concetti così relativi che è difficile rispondere. In ogni caso penso che oggi si possa fa-cilmente constatare che i valori dominanti sono la superficialità, la prevaricazione, il disimpegno, l’ego e l’apparire, male o bene non importa, purché ciò avvenga. Tutto ciò si traduce in una genera-le stupidità che lascia sbigottiti. Io, come musicista e come persona, cerco sempre di agire ispirato da una certa sobrietà ma mi rendo conto che si tratta di una visione piuttosto isolata e anche poco popolare. In questo senso forse si può dire che la vera trasgressione sta nella normalità.
Quanto è utile per dei giovani artisti avere dei riferimenti tra i loro predecessori?
Domenico: Penso sia fondamentale. Penso che qualsiasi artista debba apprendere da esperienze pas-sate di notevole importanza, per poi passare ad una propria elaborazione alla luce delle proprie esperienze. Per un artista l’importanza di avere un bagaglio culturale rappresenta un elemento imprescindibile.
Avete un pubblico che vi segue fin dagli esordi? Com’è il vostro rapporto con loro?
Davide: Di rispetto assoluto! Abbiamo la fortuna di avere fan che ci seguono da sempre e con molti di loro abbiamo stretto anche belle amicizie. Quindi c’è un bel rapporto, sentiamo il loro calore e loro sentono il nostro. E dato che i rapporti sono sempre biunivoci, il nostro pubblico è molto esigente, si aspetta molto da noi anche perché siamo noi i primi ad esigere tanto da noi stessi. È molto bello rivederli e notare che ogni volta si emozionano in maniera diversa ma con la stessa intensità.
Cosa consigliare a chi intende avvicinarsi alla vostra musica?
Gaetano: Di farlo non limitandosi ad ascoltare un brano in particolare, ma di entrare fin da subito nel concetto centrale dei nostri dischi: quelli dei Legittimo Brigantaggio possono essere tranquillamente definiti concept album. Sappiamo benissimo che l’epoca frenetica attuale mal si sposa con i fil rouge, ma per i nostri lavori è essenziale tale approccio: prendersi tempo e lasciarsi navigare dal-la ciurma di cinque briganti rispettosi delle orecchie e dei cuori altrui. (Intervista di Andrea Turetta su SportVicenza_20.03.2014_http://www.sportvicenza.com/index.php/2011-11-09-12-16-02/interviste/9578-intervista-con-i-legittimo-brigantaggio.html)Suoni distorti in decomposizione che si avvolgono in città che si muovono lente, lasciando gli abitanti in un’estasi continua, in bilico tra un indie rock e un brit pop inglese che si identifica per la prevalenza di testi in italiano che fanno da cornice al contorsionismo cosmico e classico che lascia un album intenso di immagini che si trasformano in piccole libellule in un bosco ricoperto di luce.
I “Legittimo Brigantaggio” confezionano una prova carica di sfumature, in debito forse con gruppi quali “Baustelle” , “Mambassa” e per sonorità alla “Sick Tamburo” in primis, ma che in qualche modo dimostrano il proprio marchio di fabbrica lungo le dieci tracce.
L’orecchiabilità è quindi un segno distintivo nel loro essere alternativi alla musica di ogni giorno.
Poco ci vuole direte voi ad esserlo, io invece mi accorgo che per far si che la trasformazione o la differenziazione avvenga si ha bisogno di una forte dose di personalità e questi cinque ne hanno da vendere.
Il pezzo “Elisa è bellissima” vede la presenza alla voce in duetto con Gaetano Lestingi anche di Andrea Satta dei “Tetes deBois”, mentre gli altri pezzi che si fanno strada sono racconti introspettivi di un’esistenza a rincorrere un sogno: ne è testimone la canzone-manifesto “Ipotesi reale”.
Un album che si fa riascoltare con una certa facilità, una prova che è il giusto proseguimento di un cammino ricco di piccole soddisfazioni, e noi, mentre la lumaca, sta procedendo verso una meta indefinita, non possiamo far altro che seguirla per vedere dove ci porta (IndiePerCui, 03.03.2014) http://indiepercui.altervista.org/legittimo-brigantaggio-pensieri-sporchi-cinico-disincanto/
I Legittimo Brigantaggio vengono presentati come una folk rock band. Errore. In realtà le influenze folk sono velatamente infuse nell’interpretazione vocale mentre nella parte puramente musical-strumentale si può dire che il combo punta dritto alla scena rock, proponendo dei pezzi belli tosti e diretti. Pensieri Sporchi è il loro quarto album che suona maturo, ideato e realizzato con la consapevolezza di portare con sè un certo sound che entra facilmente nelle orecchie, anche di chi non li conosce. Maturazione è un pò l’opposto di sperimentazione, alle volte, e infatti i brani qui in ascolto restano comunque semplici, perchè le idee di questi ragazzi arrivano fin dal primo ascolto. Due pezzi belli carici per poi passare alla più calmaElisa È Bellissima in cui emerge un certo odore folk, ma solo nella prima parte che poi lascia spazio ad una sezione ritmica più incalzante capace di dare verve al tutto e rafforzare il duetto tra il singer e Andrea Satta dei Têtes De Bois. All’altro estremo si colloca la successiva Inutile, brano in cui le chitarre escono fuori soprattutto nel ritornello lasciando invece a basso e batteria la responsabilità di presenziare nelle strofe.
Anche Pensieri Sporchi vive di una doppia anima: refrain di grandi classifiche nella prima metà e qualche riff più deciso nella seconda parte sempre accompagnati da rime che suonano tanto bene da restare impressi nella mente (probabilmente un pò più di vigore nelle linee vocali avrebbe dato più senso al tutto). Noi preferiamo l’irruenza di Dio Paranoico, che contrariamente al titolo rappresenta l’ennesimo tentativo di rivalutare i veri valori della vita e battersi invece contro i veri nemici della società che in questo brano si chiamano “egocentrismo”. Ipotesi Reale invece assume una conformazione puramente live: è un palco che potrebbe raggiungere la miglior resa, così come la successiva Usi E Costumi. Quindi lasciate stare il folk e le ambientazioni celtiche che questo genere spesso richiama, quello che i Legittimo Brigantaggio mettono in scena è un rock duro che potrebbe caratterizzarsi maggiormente con delle linee vocali differenti (senza per forza mutare le argomentazioni che sono già buone così) ma che già in questa forma appaga trasversalmente l’ascoltatore medio. (Marcello Zinno_Rock Garage_16.05.2014) http://www.rockgarage.it/?p=31287COSA DIRE SUI LEGITTIMO BRIGANTAGGIO?- cosa dire su Gaetano Lestingi (voce), Davide Rossi (fisarmonica), Pino Lestingi (chitarra elettrica), Domenico Cicala (basso elettrico), Ilario Parascandolo (batteria)? Prima di tutto che sono una band proveniente da Priverno, a pochi chilometri da Latina e poi che hanno pubblicato pochi giorni fa il loro quarto album, Pensieri sporchi, successivo a Liberamente tratto del 2007. Tra le tante cose da dire tra l’altro i Legittimo Brigantaggio presenteranno il nuovo lavoro e il loro video Elisa è bellissima, sabato 8 febbraio al Sottoscala 9 a Latina. Nel nuovo album i cinque membri del gruppo mantengono l’approccio del “folk rock”, forse un po’ troppo riduttivo definirlo cosi, ma questo gruppo dimostra una bravura unica nel unire i vari generi musicali e non è cosi semplice definirli.
E se nel precedente lavoro avevano dato vita a un progetto molto particolare, legando ciascuna delle dieci canzoni a una diversa opera d’arte, in questo nuovo disco, la band affronta invece tematiche legate all’ecologia, alle dinamiche dell’emigrazione e al tentativo di restare sempre e comunque se stessi. Il nuovo lavoro presenta molte novità rispetto al precedente album del 2011. In realtà il Folk-rock è molto meno presente di quello che ci si possa immaginare, no che sia un male ovviamente. Nell’album anche se molti dettagli nelle canzoni danno l’idea di qualcosa già sentito, la bravura di questi ragazzi è proprio nel convincere l’ascoltatore che si è trattato solo di alcune sfumature, non è facile oggi mantenere un profilo inedito su musica e canzoni, ma loro ci sono riusciti.
L’album parte molto potente e arrabbiato per poi quietarsi leggermente verso la fine. In Usi e costumi, vi è anche la partecipazione di Antonio Rezza (attore e performer teatrale), che recita passi e delle proprie opere Pitecus e Fratto X nel suo stile inconfondibile. In Elisa è bellissima invece special guest è Andrea Satta dei Têtes de Bois. LA GIUSTA SOLUZIONE- In questo nuovo album realizzato, già come detto in precedenza, con la partecipazione di Andrea Satta dei Têtes de Bois e Antonio Rezza , i LB hanno cercato di analizzare gli atteggiamenti prevalenti nella società di oggi, nella maniera più delicata possibile: cercando di capire i protagonisti dei nostri tempi. Sensibili ormai da tempo all’argomento ecologico, cercare di mettere in pratica uno stile di vita che abbia il minor impatto ambientale possibile è la soluzione giusta. Secondo il vocalist Gaetano Lestingi, la crisi che viviamo potrebbe essere uno stimolo per riconsiderare l’uso smodato delle automobili e per riappropriarsi del diritto al verde pubblico anche attraverso le azioni di guerrilla gardening. (http://www.guerrillagardening.it/). Il video invece diretto da Paola Rotasso è stato pensato come «un canto d’amore nei confronti della Natura e una riflessione sulle nuove possibilità che si avrebbero per rispettarla un po’ di più». Non è stato un caso quindi chiedere ad Andrea Satta, una collaborazione per Elisa è Bellissima, il brano che più di tutti rivendica questo tipo di idea: sono diversi anni infatti che i Têtes de Bois organizzano il Goodbike, il palco a pedali, in cui l’energia elettrica per i loro concerti è prodotta interamente dal pubblico che pedala in biciclette collegate a una dinamo (Chimera, 07 febbraio 2014) http://chimera.dailystorm.it/2014/02/nuovo-album-per-legittimo-brigantaggio-pensieri-sporchi/
I Legittimo Brigantaggio sono una classica storia da ‘retrovie musicali’ italiane: non una particolarmente originale rispetto a tante altre, ma, appunto una delle ‘tante’: una delle tante band che, mosse dalla passione e poco altro, forse destinate a restare sconosciute alla grande massa, hanno comunque trovato una loro strada, un loro pubblico, un loro modo per portare avanti la loro biografia musicale.
E così, con una carriera ormai ultradecennale alle spalle, eccoli arrivare al loro quarto capitolo discografico (lo potete ascoltare qui): nota personale, il terzo che mi succede di recensire: il tempo passa, ogni tanto i Legittimo Brigantaggio tornano; non che ciò costituisca un evento memorabile, intendiamoci, ma è una di quelle situazioni in cui fa piacere, constatare che ‘toh, hanno fatto un nuovo disco, sono riusciti ad andare avanti’.
Non sono dei fenomeni, i Legittimo Brigantaggio (ma d’altronde, oggi per quante band si può dare la definizione?), ma quello che fanno, hanno imparato a farlo bene, progredendo, peraltro, nel loro stile: così il combat folk di un paio di dischi fa, si era andata sovrapponendo una più forte impronta rock, corroborata dall’elettronica, nel successivo… e oggi la band cambia ancora lievemente formula, buttandosi senza freni su chitarre arrembanti e ritmi che trascinano.
E’un paradosso – e in altri casi forse sarebbe più un limite che una virtù – ma quello che forse è il disco più ‘generico’ del quintetto pontino, alla fine risulta anche il più compiuto: un rock ‘all’italiana’ che riesce a coinvolgere lo spettatore, con brani all’insegna di un appeal che non si fa mai smaccato ammiccamento: facciamo rock, non disprezziamo una certa piacevolezza pop, ma non puntiamo a voler piacere a tutti i costi.
Il risultato è un disco nell’insieme equilibratissimo, in cui i ritmi sono costantemente sostenuti, trovando però il tempo per qualche episodio più tranquillo, in cui c’è più di un capitolo spiccatamente ‘radio friendly’, ma che manca, soprattutto, di sostanziali passaggi a vuoto.
Un struttura strumentale ‘consueta’ (chitarra, basso, batteria) in cui trovano spazio banjo e fisarmonica a non rinunciare a qualche coloritura folk, ricorrendo all’elettronica in modo sottile, quasi sotto traccia, accompagnata da una vocalità efficace sia negli episodi più ardenti che nelle parentesi più tranquille; partecipano Andrea Satta dei Tétes de Bois e, in forma di estratti teatrali, Antonio Rezza.
“I pensieri sporchi” del titolo sono quelli di una società che consuma e, appunto, sporca spesso con noncuranza l’ambiente che la circonda: un disco in cui il ‘file rouge’ stavolta in un certo senso verde, nel segno di una lotta contro le ‘cattive abitudini’ che dall’ambiente fanno presto a passare ai rapporti interpersonali: e la via di fuga al mondo difficile che gira intorno è come al solito quella dei sogni, dell’immaginazione, degli affetti e dell’amore, in una sorta di ecologia esistenziale (Crampi2, 26.02.2014) http://crampi2.wordpress.com/2014/02/26/legittimo-brigantaggio-pensieri-sporchi-cinico-disincantoaudioglobe/
Ormai giunti al decimo anno di attività (se non qualcosa di più), i Legittimo Brigantaggio (Gaetano Lestingi, Davide Rossi, Pino Lestingi, Domenico Cicala, Ilario Parascandolo) pubblicanoPensieri Sporchi, il loro quarto album. Il disco, in uscita per Cinico Disincanto e Altipiani, propone dieci brani che, mettendo leggermente da parte la vena folk, si lancia su affilate sonorità rock.
Il banjo dell’iniziale Velenoso, scompare sotto la tensione delle chitarre elettriche (a cui si contrappongono ritornelli più sereni e ariosi), aprendo il lavoro e lasciando che a proseguire siano l’incisivo aggredire di Ladri Di Luna Piena e il ben più delicato scorrere di Elisa E’ Bellissima (un lieve drone alle spalle, archi e chitarre acustiche a dare corpo, Andrea Satta come ospite). Inutile, pur minacciando di infuriarsi, si scioglie poi in melodie corpose e avvolgenti, mentre l’ondeggiante ritmo terzinato de Il Covo (in crescita grazie alle chitarre elettriche), lascia che a proseguire siano il composto e timido muoversi di Pensiero Sporco (in apertura nel finale) e il folk/rock schietto e diretto (con lievi spolverate di elettronica) di Dio Paranoico. L’animo bivalente di Ipotesi Reale, tra tempeste di chitarra e momenti di pura delicatezza, cede spazio al vivace folk/punk di Usi E Costumi(compaiono anche pezzi tratti dagli spettacoli di Andrea Rezza). La leggermente pensierosa Mi Ritroverai, infine, accarezzando con la sua dolcezza, mette fine al disco.
Il quarto album dei Legittimo Brigantaggio testimonia l’ottimo stato di salute della band. I dieci brani presentati, infatti, seppur piuttosto compatti e, forse, un po’ troppo omogenei, riescono a tenere alta l’attenzione e a comunicare emozioni e concetti. Un buon disco folk/rock che mette al centro del discorso la necessità di dover cambiare, di rispettare la natura e di ampliare i propri orizzonti (per questo date un’occhiata anche ai testi) (Francesco Cerisola_Iyezine.com_12.3.2014) http://www.iyezine.com/legittimo-brigantaggio-pensieri-sporchi/?utm_source=In+Your+Eyes+ezine&utm_campaign=f803979fab-RSS_EMAIL_CAMPAIGN&utm_medium=email&utm_term=0_a31e412a6e-f803979fab-74999373
È uscito il 4 febbraio 2014 Pensieri Sporchi, quarto album in studio dei Legittimo Brigantaggio che vede tra gli ospiti Antonio Rezza ed Andrea Satta dei Tetes de Bois. Il disco è stato registrato e mixato all’Einstein Studio di Latina da Ilario Parascandolo e masterizzato al Reference Studio Mastering di Roma da Fabrizio De Carolis.
Come ha dichiarato Gaetano Lestigi, leader della band, l’album tratta gli argomenti del ritorno all’umanità, del rispetto dell’ecologia attraverso nuovi modi di vivere l’ambiente naturale e le città, del rispetto dell’emigrazione che è ciclo naturale di ogni società ed infine della riscoperta della parte più autentica dell’essere se stessi. Rientrano in questa ottica anche le collaborazioni presenti nell’album: Andrea Satta (ospite nel brano Elisa è bellissima), che con i suoi Têtes de Bois da diversi anni organizza il Goodbike, il cosiddetto palco a pedali, in cui l’energia elettrica per i concerti è prodotta interamente dal pubblico che pedala in biciclette collegate a una dinamo, e Antonio Rezza (nel branoUsi e costumi), che recita passi delle proprie opere Pitecus e Fratto X.
L’immagine di copertina, disegnata dal grafico Francesco Cicala, rappresenta il concetto dell’umiltà attraverso una lumaca che porta sulla groppa il peso labirintico, stanco e tentacolare di una città moderna.
Il sound di Pensieri sporchi è in bilico tra folk e rock, come ad esempio nel brano d’apertura, Velenoso, dove un banjo lascia spazio a chitarre elettriche. L’album è tutto un alternarsi tra pezzi rock potenti, al limite del punk come Ladri di Luna Piena,Inutile, Dio paranoico, e brani più intimi e folkeggianti (Elisa è bellissima, Il Covo, Pensiero sporco).
L’ultra decennale carriera dei Legittimo Brigantaggio si sente. Pensieri sporchi maneggia con sapienza pop, rock, folk ed elettronica per poter tenere viva l’attenzione di chi ascolta. Il tutto è supportato da una voce efficace sia negli episodi più rock che in quelli dove il ritmo è meno sostenuto. Non diventerà una pietra miliare della musica nostrana, ma comunque da apprezzare per la buona fattura. Si ascolta con piacere, e si riascolta pure (Katia Arduini_Losthighways_07.04.2014) http://www.losthighways.it/2014/04/07/pensieri-sporchi-legittimo-brigantaggio/
Che sia l’anno del rock ecologista? Il tema portante di “Pensieri sporchi”, il quarto disco dei laziali Legittimo Brigantaggio, infatti, è l’attenzione verso la questione ecologica, come del resto è successo anche nell’ultimo lavoro degli Zen Circus, “Canzoni contro la natura”. Una sottolineatura positiva, questa, dato che se il rock vuol rivolgersi prevalentemente alle nuove generazioni, si spera possa avere anche, almeno in questo caso, una funzione pedagogica, contribuendo a creare una coscienza ecologica negli appassionati del genere.
Nel disco sono presenti due ospiti illustri e carismatici come Andrea Satta dei Tetés de Bois, che canta alcune strofe nella poetica Elisa è bellissima, il brano scuramente più “ecologico”, e Antonio Rezza, che recita alcuni brani di un paio di suoi spettacoli nel finale del sincopato p-funk Usi e costumi. P-funk che risulta essere lo scheletro anche di altri brani, in particolare quelli a cui il gruppo vuole dare una veste più frizzante e concitata (Velenoso su tutti). Non mancano poi le poderose schitarrate (Ipotesi reale, Ladri di luna piena) a completare il ventaglio sonoro di un album che, a questo giro, stempera la consueta vena folk della band laziale anche ricorrendo a provvidenziali inserti electro-rock ben calibrati e piacevoli (Vittorio Lannutti_La Scena_16.04.2014) http://www.lascena.it/nuovo/recensione.php?id=1541
In poco più di un lustro, i Legittimo Brigantaggio si sono legittimamente conquistati una solida credibilità nell’affollato mondo dell’italico folk, più o meno combat, più o meno rock. Stima dovuta soprattutto ad una serie di concerti tenuti in ogni angolo d’Italia, alla vittoria in diversi contest musicali, alle varie collaborazioni strette con alcuni dei nomi storici della cosiddetta etno music di casa nostra, da Ambrogio Sparagna agli Yo Yo Mundi, dai Gang ai Modena City Ramblers, ad un notevole impegno sociale che li ha visti esibirsi sul palco del Primo Maggio, al fianco di Amnesty International, per la realizzazione di un pozzo in Kenya. Attività, passioni, esperienze ed emozioni confluite, in un modo o nell’altro, in una produzione discografica compressa, finora, in due album apprezzati da pubblico e critica, l’ultimo dei quali pubblicato esattamente due anni fa.
Giunto così alla terza prova, il combo laziale ci regala questo Liberamente Tratto, un progetto ambizioso ed intrigante in cui la musica, i suoni e le storie da raccontare prendono forma e sostanza da un universo artistico policromo e multiforme, composto da parole scritte, pitture, immagini rappresentative di altre epoche e contesti. Romanzi, saggi, poesie, dipinti, fotografie, film; i dieci brani dell’album nascono da altrettante opere d’ingegno del passato più o meno remoto. (Capo)lavori di ispirazione naturalmente non scelti a caso ma bensì espressione di quello “[…]sconvolgimento che una novità rivoluzionaria apporta ad una situazione di stasi[…]”, come ha dichiarato lo stesso Gaetano Lestingi, voce e chitarre della band, al quale si affiancano Domenico Cicala al basso elettrico, Gianluca Agostini al piano elettrico, synth e fisarmonica, Ilario Parascandolo alla batteria e Pino Lestingi alla chitarra elettrica.
Arte che si autoalimenta, dando vita ad un altro da sé diversamente emozionante; un racconto nuovo, naturalmente (con)centrato sulla musica, ed in grado di stimolare tutta la complessità dei sensi. Ed ecco, quindi, dai colori del quadro “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo prendere corpo Uscita Operai, sguardo cupo su un mondo del lavoro sempre più indefinito e privo di tutele; dalle parole del romanzo “Le Intermittenze della Morte” di Josè Saramago emergere La Lettera Viola, una vera e propria provocazione sull’accettazione della morte; dai fotogrammi del film “I Quattrocento Colpi” di François Truffaut materializzarsi Il Dado E’ Tratto, pessimistica visione di un futuro senza speranza. Il sound che pervade trasversalmente tutto il lavoro è la classica ed elegante esplosione di ska/folk rock che da sempre contraddistingue i Legittimo Brigantaggio, resa viva da un’iniezione rigenerante di elettronica ed arie sintetiche che donano freschezza e giusto equilibrio.
Tra un’invettiva pasoliniana sugli Affari Di Famiglia che oggi, più di allora infestano questo sciagurato Paese ed una romantica ballata flaianea sul Tempo Di Uccidere in un Africa in perenne agonia, Liberamente Tratto si presenta come musica consapevole per menti affamate e curiose. Un disco di rimandi, di link ipertestuali in cui perdersi alla scoperta di noi. Ascoltatelo a cuore aperto e buon viaggio. (Ivan Masciovecchio_Rockshock, 30 ottobre 2011) http://www.rockshock.it/recensione-legittimo-brigantaggio-liberamente-tratto/
Quello dei Legittimo Brigantaggio, crew di provenienza laziale (Monti Lepini) di cinque elementi capeggiata da Gaetano Lestingi, è – nell’Ep di debutto “Quando le lancette danzeranno all’incontrario” (2003) – un ska-folk-punk non soltanto tradizionale, in grado di sposare l’arguzia di Fabrizio De André alla carica dei Mano Negra, assieme a eleganza, libertà, istinto. Nel primo album, “Senza troppi preamboli” (Blond, 2006), l’umore si fa anche più spiritoso ed eclettico, e iniziano a farsi sentire effetti di produzione nella canzoni. La loro bilancia, tra tecnica e narrativa, e tra parti strumentali e parti cantate, è quanto mai calibrata: cambi di tempo e ripartenze innervano brani come “Alla macchia”, e ballate crepuscolari come “La notte del destino” cangiano in recitativi spettrali per fisarmonica, elettronica e recitazione come “La lotta dell’inverno”.
Il secondo “Il cielo degli esclusi” (Cinico Disincanto, 2009), con partecipazioni di Modena City Ramblers e Yo Yo Mundi, aggiunge dinamismo punk al loro patchanka creativo e istrionico (“Sudore e fiamme”, “La leva infantile del ’08”), come pure distensione pop (“Mi lamento”, “Mannaggia a te”). Le rime combattenti (e contagiose) di “Il gioco del mondo”, vincitrice del premio della critica per Amnesty International, rivelano un montaggio sonico che avrebbe ben figurato in “Tutti morimmo a stento“.
Quasi tre anni dopo, il loro capolavoro “Liberamente tratto”, mette invece in luce il lato più musicale e meditato. Una nuova coscienza progressiva trasforma il progetto in una sorta di agrodolce psicodramma: soprattutto in “Uscita operai”, tutta effetti di montaggio, tagli, cambi di umore, squarci elettronici; “La lettera viola”, il rave-up dei Subsonica mischiato all’intelletto dei cantautori, a dissipare ogni facile tentazione di refrain, ritornello, rima; “Eucalyptus”, twist-flamenco con arrangiamenti cangianti, tanto fluidi quanto bruschi; “I cieli non sono umani”, riff di flauto Jethro Tull-iano e fisarmonica, a punteggiare una severa omelia prog-rock, e un finale di montaggio elettronico.
“Il dado è tratto”, forse l’unico momento legato al passato ska-core, qui funge da puro intermezzo. E sfigura in mezzo a numeri come “Ruvido”, a metà via tra remix di un tango di Astor Piazzolla, uno sprint da arena alla Ligabue, e una filosofica meta-canzone, o come “Tempo di uccidere”, una serenata per chitarra e interferenze radio (e un’ignara seconda voce femminile).
“Affari di famiglia” è una “I cieli non sono umani” ancor più tragica, drammaturgica, con una precisa jam folk-rock che sfuma in note steccanti di clavicembalo, e quindi in una tirata hardcore. Ancor più torrenziale è il finale di “Il diavolo nella camera oscura”, a sopraggiungere dopo una parata hard-rock con vocalizzi da muezzin.
Album-svolta per un collettivo eterogeneo, in cui le diverse estrazioni degli strumentisti emergono, dissonano e poi si coagulano: primo tra tutti il poetante Lestingi, cantautore e paroliere, e la band, connessa alle intonazioni elegiache. Concept sull’ispirazione di alcuni classici di narrativa, cinema, pittura e poesia, da cui i brani, testo e musica, sono “liberamente tratti”: “Il quarto stato” di Pellizza da Volpedo, “I quattrocento colpi” di Truffaut, “Canale Mussolini” di Pennacchi, “Niente di nuovo” di Remarque, Pasolini, Flaiano. Tristemente arrabbiato, con spezie esistenziali. Michele Saran_OndaRock_(21/02/2012) http://www.ondarock.it/recensioni/2011_legittimobrigantaggio_liberamente.htm
E’ musica d’autore quella dei Legittimo Brigantaggio, band laziale che ha da poco pubblicato l’album “Liberamente tratto” che, come dice il titolo, prende spunto dalle opere di scrittori, poeti, pittori, fotografi, intellettuali italiani e non.
I testi delle dieci canzoni prendono spunto da quelle opere in cui è palese l’intenzione di dare il via ad una reazione contro l’abitudine, di invogliare al contrattacco e quindi di prendere una posizione che non sia l’accettazione dello stato delle cose.
La scelta di Gaetano Lestingi, voce del gruppo, è ricaduta per scrivere i testi delle canzoni su José Saramago, Bohumil Hrabal, Antonio Pennacchi, Erich Maria Remarque ed Ennio Flaiano per gli scrittori, mentre per la saggistica il nome in questione è quello di Umberto Galimberti, quindi è Joseph Nicéphore Niépce per la fotografia (il gruppo ha dedicato un brano alla prima fotografia della storia), poi si passa a Giuseppe Pellizza da Volpedo per la pittura e a Pier Paolo Pasolini per la poesia, si chiude il cerchio con il regista François Truffaut per il cinema.
I Legittimo Brigantaggio presentano il disco al Contestaccio di Roma – l’8 dicembre 2011 – e chi segue il gruppo dagli esordi avrà la sorpresa di ritrovarli con un nuovo sound più aggressivo, sicuramente più vicino al rock anche se il folk che contraddistingueva i precedenti lavori fa capolino tra le trame del nuovo repertorio.
Il disco, musicalmente parlando, è elegante, raffinato e scorrevole quel che invece è ancora un è po’ legnoso è il canto dove Gaetano Lestingi, forse, pone troppa attenzione alle parole perdendo così la spontaneità indispensabile per non risultare che il tutto risulti come una lezione imparata a memoria. E’ comprensibile che le parole di Flaiano, Pasolini, Pennacchi e gli altri abbiano un peso specifico non indifferente ma sicuramente avrebbero bisogno di un’ interpretazione più libera (Federico Borzelli_Il Corriere della Sera, 07.12.2011)
http://talentscout.roma.corriere.it/2011/12/liberamente_tratto_parola_di_l.html
In occasione della recensione dell’album precedente, “Il cielo degli esclusi”, esattamente due anni fa, mi auguravo che il gruppo di Latina riuscisse a spingere un po’ avanti la paletta di quel folk un po’ combat e un po’ duro e puro (ma non senza ironia), teatrale ed elettrico, che con tanta efficacia gli riusciva di allestire, cercando di guardare oltre, di trovare una direzione che mantenesse quel rigore ma allo stesso tempo riuscisse a scrollarsi un po’ di dosso quel senso di già sentito. Beh, “Liberamente tratto”, il nuovo lavoro, è sicuramente un passo avanti in tal senso. Se non nella scrittura (in parte sì, comunque), sicuramente nei suoni, nell’invadere un po’ il territorio rock senza rinunciare alle fisarmonica (essenziale negli equilibri della formazione) né a certi passaggi in levare (molto meno funzionante come scelta, almeno per chi scrive, ma solo perché si tratta ormai di un cliché indelebile del folk più movimentato). Un esempio assai riuscito di questo sconfinamento è “La lettera viola”, attraversata da un riff persistente che resta immediatamente impresso. Un passo in avanti ulteriore, dicevamo, verso la sintesi ancora più definita, ce lo auguriamo, di una nuova ipotesi di folk elettrico, capace di osare un po’ di più (Alessandro Besselva Averame_Il Mucchio, dicembre 2011) http://www.ilmucchio.it/fdm_content.php?sez=scelte&id_riv=93&id=2041
Dieci canzoni liberamente tratte da opere narrative, cinematografiche e visive altrui. Si passa da I quattrocento colpi di François Truffaut a Le Intermittenze della Morte di Josè Saramago, da View from the Window at Le Gras di Joseph Nicéphore Niépce al dipinto Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo passando da Ennio Flaiano e da La Guinea di Pier Paolo Pasolini.
Stiamo parlando di Liberamente tratto, il terzo disco dei Legittimo Brigantaggio.
Un disco fortemente folk che strizza l’occhio al rock come nel caso di Uscita operai, brano di apertura del disco, o nel caso di I cieli non sono umani.
Un folk-rock che a tratti si mescola all’elettronica, come succede in Eucalyptos, i cui suoni puntano molto al gioco tra distorsioni di chitarre e synth.
Il contenuto non è dei più semplici, soprattutto se si considerano le fonti di ispirazione di cui parlavamo all’inizio. Tematiche fortemente attuali in cui dagli specchi per le allodole che i giovani incontrano oggi nel mercato del lavoro (Uscita operai) si passa alla preoccupazione dell’atomica (L’attimo ideale).
Non mancano riferimenti al passato come nel Tempo di uccidere, canzone ambientata nel periodo della guerra d’Etiopia, o la celebrazione dell’invenzione della prima foto raccontata ne Il diavolo nella camera oscura.
Parole che scorrono come un fiume in piena che non lasciano respiro a chi ascolta e che si alternano su tappeti folk, rock ed elettronici. Dedicato a chi apprezza il genere o a chi ha amato le opere da cui le canzoni sono ispirate (Veronica Eracleo_Mescalina 31.12.2011) http://www.mescalina.it/musica/recensioni/legittimo-brigantaggio-liberamente-tratto
Dopo il demo del 2003, Quando le lancette danzeranno all’incontrario, dopo il primo album intitolato Senza troppi preamboli, alla cui tracklist prende parte anche Stefano Fiori dei Ratti della Sabina, dopo Il Cielo degli esclusi del 2008. Dopo decine di tracce e di concerti live in Italia, ecco la terza fatica dei Legittimo Brigantaggio, la band italian folk composta da Gaetano Lestingi (voce e chitarra), Domenico Cicala (basso), Gianluca Agostini (piano elettrico, synth e fisarmonica), Ilario Parascandolo (batteria) e Pino Lestingi (chitarra elettrica). L’album, uscito ufficialmente il 10 ottobre, è Liberamente tratto, per Cinico disincanto/Audioglobe.
Liberamente tratto è titolo e suggestione principale dell’album che trae ispirazione da numerose altre opere, offrendosi al pubblico come il primo disco meta-culturale, in ogni sua traccia. Dal cinema, alla narrativa fino alla poesia per trarre da grandi autori l’osservazione dei problemi importanti del nostro tempo.
Si parte con Uscita operai che nasce dall’osservazione del dipinto “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Ancora arti figurative per Il diavolo in camera oscura, la terza traccia, tratta dall’eliografia “View from the window at the gras” di Joseph Nicéphone Niépce. La maggior parte delle tracce traggono invece ispirazione da romanzi. Da La lettera viola tratto da “Le intermittenze della Morte” di Josè Saramago, a I cieli non son umani da Una solitudine troppo rumorosa di Bohumul Hrabal,
all’Eucalyptus da Canale Mussolinidi Antonio Pennacchi. Ancora narrativa che si fa musica per L’attimo ideale da Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque e Ruvido da L’ospite inquietante di Umberto Galimberti. Fino a grandissimi nomi dell’autorato italiano e straniero, Truffalt e ‘I quattrocento colpi’ fanno da ispirazione a Il dado è tratto, Pier Paolo Pasolini e ‘La guinea’ lo sono per Affari di famiglia, fino ad Ennio Flaiano dal quale Tempo di uccidere viene tratto un brano dall’omonimo titolo.
Una tracklist viva, profonda e critica, sviluppata su sonorità folk, in versione italiana, che sfociano nel rock, fino a tutte le commistioni fra i due generi. Un album che nasce da un’interessante suggestione e viene gestito con una buona capacità autoriale. Una voce, quella del vocalist Lestingi, a cui non manca la personalità e che arriva cruda (in qualche l’assenza di cori lascia un piccolo vuoto) in tutta la sua forza comunicativa per un lavoro che riesce bene e che si ascolta piacevolmente (Maria Cristina Costanza – Fuori Le Mura, 7 novembre 2011) http://www.fuorilemura.com/2011/11/07/legittimo-brigantaggio-presentano-liberamente-tratto/
Folk, combat-rock, canzone popolare. C’è questo e molte altre cose in questo terzo album dei Legittimo Brigantaggio, che hanno confezionato un lavoro cesellato nei minimi particolari. Ogni pezzo è “liberamente tratto” da un’opera d’arte(citando solo alcuni: Truffaut, Sarmago, Flaiano) e con questo alto intento la band trasmette tutta la propria disillusione sulla società, con interessante spirito critico.
Nella dimensione cantautorale la musica di protesta trova la sua miglior espressione e in questo caso c’è in aggiunta un background compositivo di livello. Come in tanti casi, si riesce a goderne di ogni sfumatura dopo vari ascolti. Personalmente apprezzo molto di più testi ed arrangiamenti che la voce, ma riconosco che si tratta di un album onesto, che ha qualcosa da dire e può far riflettere con arguzia ed intelligenza, due doti che di questi tempi dovremmo rispolverare tutti noi italiani in modo propositivo (Valentina Zardini_Sound Magazine 30.01.2012) http://www.soundmagazine.it/blog/2012/01/30/liberamente-tratto-di-legittimo-brigantaggio/
Sebbene in molti li abbiano frettolosamente catalogati come ennessimi epigoni di quel combat-folk che ha visto nei Gang e nei Modena City Ramblers la sua massima espressione egli anni Novanta, i Leggittimo Brigantaggio sono riusciti nel corso degli anni a tracciare un loro percorso personale, che con Liberamente Tratto, il loro terzo disco trova la sua completa realizzazione, puntando ora decisamente verso un sound originale che mescola rock, world-music ed elettronica, unito ad una crescente attenzione per i testi. Co-prodotto con Roberto Cola ed inciso presso gli studi Piano B Progetti Sonori di Roma, questo nuovo album raccoglie dieci brani, liberamente ispirati ad opere di varia natura artistica, siano essi romanzi, saggi, film, quadri o fotografie, in cui protagoniste sono scene di una realtà che combatta e si difende dall’abitudine, componendo una vera e propria critica a quei cambiamenti di mode e di apparenze che risultano completamente inutili alla crescita dell’uomo in quanto tale. L’abitudine cantata dai Legittimo Brigantaggio è quella che uccide il piacere della scoperta, della curiosità e della conoscenza, come condizioni indispensabili per la nostra esistenza e non a caso, il disco è dedicato agli studenti, quasi fosse un invito a non lasciarsi trascinare dai falsi miti del progresso ma a cercare di un’approccio critico alla realtà. Si spazia così da suggestioni che vanno da Pellizza da Volpedo a Saramago, da Pasolini ad Umberto Galimberti fino a toccare il cinema di Truffaut con la splendida Il Dado è Tratto, il tutto condito da un sound che vede le chitarre di Giuseppe e Gaetano Lestingi in grande evidenza, supportate magnificamente dal piano e dal synt di Gianluca Agostini, mentre l’eccellente sezione ritmica composta da Domenico Cicala (basso) e Ilario Parascandolo (batteria) detta i tempi in modo impeccabile. A spiccare in modo particolare, durante l’ascolto sono Eucalyptus, ispirata dal romanzo Canale Mussolini del loro conterraneo Antonio Pennacchi e la splendida Tempo Di Uccidere dall’omonimo romanzo di Ennio Flaiano, in cui brilla l’eccellente testo di Gaetano Lestingi. Liberamente Tratto è il disco che segna la piena maturità artistica dei Legittimo Brigantaggio, sia dal punto di vista dell’ispirazione sia da quello del sound, avendo aperto una nuova prospettiva nel loro percorso artistico che ora guarda decisamente verso un rock d’autore contaminato dalla world music e dall’elettronica. (Salvatore Esposito_BlogFoolk_Caserta febbraio 2012)
La differenza vera e propria però la fanno i testi, profondi e significativi, complessi, evocativi e allo stesso tempo diretti, con la voce di Gaetano Lestingi perfetta per render tutto più efficace. “I cieli non sono umani”, tratto dal romanzo “Una solitudine troppo rumorosa” di Bohumil Hrabal, è senz’altro il brano migliore, il più forte e suggestivo (“son nuvole di carta igienica, pulisci il culo agli aeromobili, che con bombe come stronzi han soffocato questa terra inzaccherando orfani e città”).
In realtà ogni pezzo ha in sé un che di significativo, siano gli arrangiamenti o si tratti di una sola frase, capace di ergersi ad aforisma. Unica eccezione l’ultima traccia, “Tempo di uccider”e, non necessaria come la spedizione in Etiopia di cui parla. Sarebbe stato un finale decisamente più ad effetto la delirante coda di “Affari di famiglia”. Un buon disco, creatura piena di consapevolezza e fiducia nei propri mezzi: legittimo complimento. (Mirko Raimondo_Let Love Grow 13.01.2012) http://www.letlovegrow.it/2012/01/13/recensine-legittimo-brigantaggio-liberamente-tratto/
“Latina e le idrovore e l’Agro Pontino, gli acquitrini e Anzio. Siamo nei posti di Tiziano Ferro ma sembra di stare tra le pagine di Pennacchi, in quella terra promessa dalle zanzare di cui parla Canale Mussolini. Folk rock combattivo, con abbastanza afflato letterario da stecchire una libellula. Musica militante che ama Ennio Flaiano ma tiene a bada l’ironia, impila libri e allinea operai e Quarto Stato, anacronismi da librivori, non nuovissimi ma di nobili intenzioni, funghetti pronti a spuntare con il loro sapore d’impegno fatto in casa” (Pier Andrea Canei_Internazionale, 4 novembre 2011) http://www.internazionale.it/opinioni/pier-andrea-canei/2011/11/05/69568/
Per il terzo album la band laziale ha deciso di affidarsi a riferimenti culturali italiani ed internazionali del secolo scorso e qualcuno che è ancora attivo oggi, come romanzi, film, dipinti e fotografie. Il filo rosso, dunque, che tiene uniti questi dieci brani sono i cambiamenti culturali che hanno apportato alla cultura personaggi del calibro di José Saramago, Bohumil Hrabal, Antonio Pennacchi, Erich Maria Remarque, Ennio Flaiano, Umberto Galimberti, Joseph Nicéphore Niépce, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Pier Paolo Pasolini, François Truffaut.
Musicalmente la band continua con la sua ricerca del folk, ma questa volta hanno aggiunto un synth che è molto presente e che determina le dinamiche di tutti i brani. La concentrazione sui brani e sulle parole, in particolare suscita la sensazione che si tratti principalmente di un disco cantautorale, l’aspetto più divertente, che era presente nei dischi precedenti è molto diluito in questo disco, nel quale emerge la voglia di dare ad ogni brano un ritmo mutevole, in base al testo. È dunque il testo a determinare l’armonia e non il contrario.
Un lavoro ed un esperimento interessante, indicativo di un lavoro molto pensato, per certi versi troppo, che quindi può risultare ostico a chi vuol soltanto ballare lo ska-folk presente nei lavori precedenti (Vittorio Lannutti_Kathodik 04.11.2011) http://www.kathodik.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=4765
“Le abitudini sono dure a morire, ma più spesso sono le abitudini stesse che ci trascinano in una spirale senza fine di noia e disperazione. Su questo delicato fil rouge si snoda Liberamente Tratto, opera raffinata dei Legittimo Brigantaggio. Si tratta quel quarto album per questa band di Latina, che sembra essere molto cresciuta dagli esordi in odore di combat rock. In questo album, la band semb…ra volersi coraggiosamente orientare verso la ricerca delle radici della musica italiana. Si tratta, purtroppo, di un viaggio che utilizza la forma canzone come strumento e fa muovere la band nella direzione di una probabile chimera irraggiungibile, ma che ha valore per i buoni frutti della ricerca” (Simone Bardazzi_Rockerilla, novembre 2011)
Entrare nel mondo, a molti alieno, del folk italiano. Entrarci con passo felpato, per non fare troppo rumore, che ormai quella è musica “da comunisti”. Nell’età del berlusconiano medio, stanco di decifrare la propria realtà e in grado solo di assorbire concetti soffusi dall’alto, la musica di protesta (sociale, culturale, politica) vera e propria si è sopita, pur rimanendo, in disparte, un illuminato angolo di fervida e colorita produttività artistica. Esistono i Modena City Ramblers e il loro ex Cisco, l’imperitura Bandabardò, una lunga serie di progetti reggae e ska, ma anche rap e dancehall, che hanno in diversi modi contribuito ad una letteratura musicale piena di prese di posizione, atti di ribellione alla visione pop-centrica della musica italiana, dove dominano il disimpegno di temi d’amore o sentimentalismi sconnessi. In sostanza, la degenerazione costante di tutto quello che di buono si è fatto nel decennio precedente.
Legittimo Brigantaggio non è un progetto nuovo, malgrado non sia mai stato in grado di confermarsi come parte della deriva storica nel genere, questo zoccolo duro di artisti folk che seguendo a debita distanza la lezione di uno dei più abili storytellers del mondo della musica internazionale (ovvero Bob Dylan), si è affermato come suo elemento necessario, conquistando una notevole importanza e non affievolendo mai nella mordacità dei suoi toni e nell’ingegno delle sue tecniche di composizione e di narrazione. Con abili musicisti del calibro di Gaetano Lestingi e Ilario Parascandolo, rispettivamente cantante e batterista, il primo cuore pulsante della band, il secondo scarica elettrica necessario ad attivarlo, riescono a produrre un disco completo, totalmente realizzato nel suo obiettivo di essere un ulteriore tassello di una produzione fortemente devota al songwriting politico di ispirazione puramente world music, dove neppure i Yo Yo Mundi sembrano così distanti dal mondo rappresentato. Tra riferimenti cinematografici e letterari, da Truffaut a Sarmago passando per Flaiano, sintesi di diversi abbozzi psicologici che scolpiscono con attenzione storie e punti di vista completamente diversi (“Il Dado E’ Tratto”), ballad genuine dal tocco più etnico e una serie di filippiche, come “Affari di Famiglia”, contro una contemporeaneità ambigua, soprannaturale, distruttiva, senza il piglio laniccio di alcuni narratori autodiegetici che imperversano pericolosamente nella recente scena cantautorale. Un lavoro onesto, maturo e semplice, con il giusto dosaggio di energia. Gridare al miracolo? No, non ce n’è bisogno, basta ascoltare questa bella prova di folk rock con lo spirito curioso di chi vuole esplorare la musica anche a livello testuale, scandagliandone riferimenti ad altre arti, sorprendendo la propria filosofia di vita con nuovi stimoli senza imbrogliarsi, spaccando in due le proprie convinzioni sui generi, sulla musica, sulla società, per ricostruirle dopo un ascolto fatto con un profluvio di adeguate attenzioni (The Webzine_Gennaio 2012) http://thewebzine.wordpress.com/2012/01/18/legittimo-brigantaggio-liberamente-tratto-2011/
“Ciao, ciao siam tornati”, questo il primo verso chiarificatore di “Liberamente Tratto”. È tornato il combat-folk o il folk-rock se preferite. Dopo vent’anni non è più targato Modena, ma è “made in Rome”, più precisamente from Monti Lepini. Non c’è nostalgia per un più aureo passato, né si ha l’impressione della consueta rievocazione storica con kefiah, pugni al cielo e giacche di velluto stracciate.
Un viaggio lungo 10 brani, liberamente tratti da altrettante pietre miliari di pittura, letteratura e cinema. Un ispirarsi e un accostarsi umile e sincero dinanzi a tali monoliti della cultura occidentale, in cui non trovano spazio autoreferenzialità, atteggiamenti spocchiosi o manie di grandezza.
Così dal “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo i nostri traggono spunto per “Uscita Operai”, con un finale alla “Io sto bene” dei CCCP. “I Quattrocento Colpi” di François Truffaut ispira “Il dado è tratto”, mentre “Ruvido” nasce dal saggio di Umberto Galimberti “L’ospite Inquietante – Il Nichilismo e i Giovani”. Per la buona riuscita di “Affari di famiglia”, invece, il combat collettivo deve ogni merito a “La Guinea”, poesia di Pasolini. Licenze d’autore, poetica folk.
Davvero un buon disco, ben prodotto e variegato quanto basta. Nonostante l’importanza delle opere da cui sono state poi tratte le canzoni, e le problematiche affrontate, emergono ben pochi momenti pesanti o monotoni. Unica vera pecca, l’ultima traccia (“Tempo di uccidere”). Per quanto mi riguarda, però, il loro è un credibile e legittimato, anzi, legittimo “brigantare”. (Samir Galal_Rockit, 20.04.2012) http://www.rockit.it/recensione/17568/legittimobrigantaggio-liberamente-tratto
“Abbiamo scelto romanzi, film, dipinti che più avessero a che fare con lo sconvolgimento e lo schiaffo che una novità rivoluzionaria apporta ad una situazione di stasi”. Così descrive Gaetano Lestingi, leader dei Legittimo Brigantaggio, il loro ultimo album “Liberamente Tratto”, pubblicato lo scorso 11 ottobre.
Ogni singola canzone di questo album infatti, come dice il titolo stesso, è ispirata, “tratta” da un’opera d’arte che varia da romanzi, film, saggi, poesie, dipinti e fotografie narranti una realtà che si difende dall’abitudine e che a volte difende l’abitudine da se stessa; il tutto filtrato da un elegante folk rock elettronico della band di Latina sempre in equilibrio con le distorsioni create dalle chitarre e le atmosfere dei synth. La voce e le sue parole prevalgono sugli arrangiamenti che parlano solo nel silenzio.
Sicuramente un’idea carina quella della band di ispirare ogni pezzo ad un opera d’arte, che con la forma d’arte musicale ne racconta delle altre. Un viaggio attraverso i diversi tipi di arte quindi che partono con il primo pezzo da “Uscita Operai” liberamente tratto dall’osservazione del dipinto “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza, attraverso “La Lettera Viola” (singolo di riferimento del disco) liberamente tratto dal romanzo “Le intermittenze della morte” di Josè Saramago, da altri romanzi sono tratti i brani di “I cieli non sono umani” (“una solitudine troppo rumorosa di Bohumil Hrabal, “Eucalyptus” (“Canale Mussolini” di Antonio Pennacchi), “L’attimo Ideale” (“Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Maria Remarque), “Tempo di Uccidere” (dall’omonimo romanzo di Ennio Flaiano), proseguendo con l’ispirazione cinematografica di “Il Dado E’ Tratto” liberamente tratto dal film “I Quattrocento Colpi” di Francois Truffaut, per passare a “Il Diavolo Nella Camera Oscura” liberamente tratto dall’eliografia “View from the window at Le Gras” di Joseph Nicéphore Niépce, “Ruvido” liberamente tratto dal saggio “L’ospite inquietante” di Umberto Galimberti, per finire con “Affari di Famiglia” che invece è tratto da una poesia di Pier Paolo Pasolini “La Guinea”. Un viaggio attraverso grandi grandi artisti che hanno ispirato quindi le singole canzoni che compongono questo disco. Da ascoltare anche solo per la curiosità di sentire come questo gruppo ha interpretato e cosa queste grandi opere d’arte gli hanno comunicato (Sara Casaluce – The Great Complotto Radio, 11.11.11)
Legittimo brigantaggio, Liberamente tratto17/01/2012
“Liberamente tratto” è il terzo disco dei Legittimo Brigantaggio, band di certo nota ai frequentatori del folk-rock engagé. Il lavoro è dedicato “a tutti gli studenti”, perciò non stupisce il riferimento programmatico alle grandi opere – testi, dipinti, film — di cui si nutrono i testi: da Pellizza da Volpedo a Saramago e Pasolini, sino ad un impegnativo riferimento al saggio di Umberto Galimberti sul nichilismo e i giovani. Un progetto ambizioso, dunque, che inevitabilmente si lascia percepire più come un intreccio di frammenti che come una vera e propria narrazione, un grappolo di aforismi abbastanza sconnessi eppure agili. A metà disco I quattrocento colpi di Truffaut si fa tramite di un bell’elogio della fantasia (fatta di “scoperta e partecipazione”), contro una formazione che “ha superato il limite”: le formalità e le specializzazioni – sui banchi di scuola come nell’approccio privato – sono votate a lasciare il posto d’onore per riconsegnarlo all’intervento del lettore. Le immagini evocate sono infatti il frutto di un contatto molto personale con le opere in questione, sempre condizionato da suggestioni ulteriori, ed ecco che dal saggio di Galimberti sul nichilismo viene liberamente tratta l’immagine un po’ sconclusionata di un prete ateo armato “di stratocaster e camperos”: sta a noi mettere insieme i pezzi del puzzle in un disegno ancora, per forza e per fortuna, libero.
Certamente questo terzo lavoro segna una tappa importante nella produzione dei Legittimo Brigantaggio: al sapore familiare del folk si affiancano intuizioni musicali spesso edificanti; trovano spazio nell’impostazione tradizionale della band sintetizzatori e chitarre più aggressive, un coro di bambini diretto dalla maestra e sussurri e l’abbaiare di un cane, piacevoli sintomi di un carattere più sperimentale del solito. Una lode al pezzo che chiude il disco, Tempo di uccidere (dall’omonimo romanzo di Ennio Flaiano), una risoluta licenza alla melodia che pare del tutto indovinata: la voce del gruppo è finalmente piena, le citazioni hanno più spazio e il ritmo meno serrato le lascia agire felicemente. Resta la piacevole impressione che il combat-folk abbia fatto il suo tempo, e che i Legittimo Brigantaggio – che pure mantengono una chiara identità – possano imbarcarsi in una interpretazione del reale ancora più libera, sciolta dalla forzosa pratica che lascia assorbire ogni nuova produzione nell’ingombranza del genere musicale. Con Flaiano si dice che “il rimorso è caduto per terra”, e forse lo è anche la nostalgia per come eravamo qualche anno fa (ephebia 17.01.2012) http://www.ephebia.it/recensioni/legittimo-brigantaggio-liberamente-tratto/
Uno sguardo a volo d’uccello sulla mondo che ci circonda, prendendo spunto da una serie di suggestioni letterarie (da qui il titolo), cinematografiche, pittoriche. Il terzo disco dei laziali (di Latina), Legittimo Brigantaggio giunge a un paio di anni di distanza dal precedente, che si caratterizzò per le varie collaborazioni, e per uno spiccato orientamento alle tradizioni popolari; il nuovo disco, pur conservando certi caratteri, che fanno parte del corredo genetico della formazione, sembra orientarsi verso territori più genericamente ‘rock’, anche attraverso un uso più marcato dell’elettronica.
Tra un’apertura dedicata al mondo del lavoro, evocato dal Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, e la conclusione affidata alla vicenda di amore e morte narrata da Flaiano in “Tempo di Uccidere”, i Legittimo Brigantaggio trovano modo di affrontare varie tematiche, nervi scoperti della società d’oggi: dal rapporto con la morte (sull’onda de “Le intermittenze della morte” di Saramago) a quello con l’infanzia (prendendo spunto dai “Quattrocento Colpi” di Truffaut); dalla guerra (fonte di ispirazione “Niente di nuovo sul fronte Occidentale”) alla propria città, Latina (attraverso le suggestioni di “Canale Mussolini” di Pennacchi).
Sotto il profilo sonoro, come detto, è un disco che riesce a fondere (talvolta in modo efficace, in qualche occasione in modo un pò più anonimo), la matrice folk del gruppo con suggestioni più rockeggianti, tra brani in assetto ‘da combattimento’, parentesi in levare, episodi più improntati al cantautorato: il mix finisce per essere efficace, con qualche brano che si lascia ricordare sugli altri (I cieli non sono umani, Eucalyptus, L’attimo ideale) e qualche passaggio a vuoto.
“Liberamente Tratto” ci regala un gruppo in forma, che forse sta cercando qualche nuova strada da percorrere , onde non restare troppo ‘incasellato’ nei propri schemi stilistici (sia sotto il profilo sonoro che di scrittura) con tutte le opportunità, ma anche i rischi, che questo comporta: un disco che si potrebbe (un pò banalmente, d’accordo) definire ‘di passaggio’, sperando che il percorso intrapreso sia quello giusto (Crampi2_Febbraio 2012) http://crampi2.wordpress.com/2012/02/19/legittimo-brigantaggio-liberamente-tratto-cinico-disincanto/
L’idea di base insolita dell’album è quella di prendere come riferimento dei romanzi, dei quadri, delle poesie, delle opere d’arte e comporre dei brani a essi ispirati. Potrebbe sembrare un’impresa titanica ma l’abilità artistica della band di Latina ha permesso di far muovere i brani senza scollamenti, come se si trattasse di un film a episodi.
Naturalmente l’indole folk della band trasforma il tutto in qualcosa di trainante e di estremamente godibile. Ma non c’è solo folk in “Liberamente tratto” perchè sono molto ben utilizzati i synth e delle belle chitarre distorte. I dieci pezzi del disco affrontano i temi più diversi come ad esempio “Uscita operai” in cui si puntano i riflettori su quanto oggi il mondo del lavoro sia spietato e trasformi le persone. “I cieli non sono umani” è un bellissimo brano che trae ispirazione dal libro di Hrabal ‘Una solitudine troppo rumorosa’ o ancora “Il dado è tratto” che attinge da ‘I Quattrocento colpi’ di Truffaut.
I Legittimo Brigantaggio hanno pubblicato un album che non può non incuriosire, un album che invoglierà a riscoprire saggi dimenticati o a scoprire magari l’autore che si aspettava da una vita.
Per gli amanti del genere folk questo è un disco da avere a tutti i costi perchè si tratta di un lavoro elegante, raffinato, che fila liscio nonostante gli argomenti trattati abbiano un peso specifico notevole (Antonio Giovanditti_Viva Low Cost_Bologna_gennaio 2012)
E’ già il terzo album per questa rock band italiana proveniente dal Lazio. Nel frattempo di esperienza i Legittimo Brigantaggio se ne sono fatta parecchia suonando decine di live in tutta Italia con qualche capatina anche all’estero. Ed il nuovo album “Liberamente Tratto” è il frutto di tutto questo suonare, faticare e divertirsi. Il disco contiene dieci tratte ispirate ad opere artistiche. Gli artisti presi ad ispirazione sono Saramago, Hrabal, Pennacchi, Remarque, Paoslini, Flaiano, Galimberti, Nicéphore, Pellizza da Volpedo per finire con Truffault per il cinema. Un album quindi dalle grandi ambizioni e altrettanto importanti ispirazioni. Il tema che, secondo le stesse loro parole, viene approfondito è “lo sconvolgimento e lo schiaffo che una novità rivoluzionaria apporta ad una situazione di stasi”.
Il suono è un grintoso folk rock con un tocco di elettronica ed un tocco di cantautorato italiano, quello più ruvido e rockettaro. I brani scorrono morbidi, malgrado la passione e la grinta inferta dai musicisti, si susseguono piacevolmente a testimoniare un lavoro omogeneo e figlio di una medesima ispirazione musicale e concettuale.
Un disco da ascoltare più e più volte, per riuscire ad entrare, almeno un pochino, nelle menti degli autori che vogliono suonare, cantare e parlare. Un album figlio di una maniera di fare musica che va scomparendo e che fa apprezzare un tentativo non facile e per lo più riuscito di voler smuovere gambe e teste di quegli ascoltatori che vorranno dedicarvi attenzione. Un bel disco. (Ivan Nossa_Extra! Music Magazine 02.05.2012) http://www.xtm.it/DettaglioEmergenti.aspx?ID=12989
Torniamo a occuparci di canzoni con alberi protagonisti , questa volta concentrando la nostra attenzione su “Eucalyptus” una canzone del gruppo musicale italiano Legittimo Brigantaggio. Sesto brano dell’album “Liberamente tratto” uscito nel 2011, prodotto da Cinico Disincanto e distribuito da Audioglobe, Eucalyptus” è (come gli altri brani dell’album, liberamente tratti da romanzi italiani) liberamente tratto da un romanzo : “Canale Mussolini” di Antonio Pennacchi, vincitore del Premio Strega nel 2010. Nel libro vincitore del prestigioso concorso letterario (ideato nel 1947 da Maria e Goffredo Bellonci con il contributo di Guido Alberti ) l’autore dedica un lungo capitolo agli Eucalipti nel quale, dopo aver ripercorso la storia della loro piantumazione, realizzata nell’Agro Pontino, con una rigorosa metodicità e in gran numero, dall’Opera Nazionale Combattenti negli anni Trenta (una pratica diffusa e obbligatoria perché allora si pensava che l’effluvio balsamico dell’Eucalitpto servisse a togliere la malaria, ma anche per via della loro crescita rapida e della loro altezza che permetteva agli Eucalipti di comportarsi da ottime barriere frangivento per bloccare i forti venti provenienti dal mare non favorevoli alle coltivazioni agricole) sottolinea come i “nipoti dei vecchi pionieri” abbiano negli ultimi trent’anni portato avanti una politica di taglio diffuso e dissenato (si parla di milioni di esemplari), non solo per acquisire nuovi spazi edificabili ma anche per liberarsi di un “imbarazzante memoria” quella che li vede legati alla fondazione fascista. Postiamo il video del brano e a seguire il testo della canzone. Buon ascolto a tutti gli amici degli Alberi (Antimo Palumbo, Adea, Albero Polis, Amici degli Alberi 12.07.2012) http://adeaalberi.blogspot.it/
Il nostro Paese è da decenni invaso da un esercito di alieni difficilmente identificabili. Creature che maneggiano attrezzature simili a microfoni, chitarre, batterie. IThink Roma ha stabilito di adoperarsi nell’arduo compito di identificazione delle bizzarre creature, al fine di agevolare l’operato delle autorità discografiche e non, che sembrano aver perduto speranze, pathos e motivazione e di informare i cittadini, spaventati dalla roba allarmante passata in tv. Finora, l’unico dato certo è che sembra siano soliti definirsi ‘musicisti emergenti’.
Chi siete?
Siamo alieni musicali difficili da trovare in giro. Non amiamo tanto i riflettori e se abbiamo qualcosa da dire lo facciamo scrivendo e suonando, oramai da quasi dieci anni, strane “cose” chiamate canzoni, oggetti musicali non identificati (UMO).
La vostra dimensione spaziale?
I Legittimo Brigantaggio si associano, quasi naturalmente, alla teoria dell’universo musicale in divenire. Molto complesso definire la mutevole dimensione spaziale degli alieni Briganti: ci hanno catalogato nel folk rock, a volte nel rock folk (sich!). A noi piace, semplicemente, non definirci. Anche perché spesso è capitato di divertirci misurandoci con ritmi ska, dance, prog, blues, ma anche funk.
Da dove venite?
Veniamo da un pianeta chiamato Priverno (LT), vicino al paradiso terrestre del Circeo, zona magica che ci ha regalato suggestioni e storie meravigliose per scrivere le n
ostre canzoni.
Cosa fate?
Facciamo di tutto. Fumiamo, beviamo, facciamo l’amore e con le nostre canzoni cerchiamo di tessere contatti con i terrestri (soprattutto con quegli esseri speciali chiamati donne), il nostro intento è di destare la meraviglia in ognuno di noi, ma soprattutto di divertirci e far divertire proponendo canzoni sempre nuove.
Perché lo fate?
Lo facciamo perché si vive e dato che la vita non ha senso, cerchiamo di sostituire tale mancanza con l’arte e la musica: avremmo potuto farlo attraverso le corse delle automobili o giocando a basket, ma ci è sembrato più naturale farlo attraverso la musica e le parole cercando, per quanto possiamo, di sensibilizzare chi ci ascolta alla cultura e all’ importanza dei contenuti.
Vi manda qualcuno?
Sì, spesso ci mandano a quel paese, lo conosci? Quello delle etichette indipendenti: la nostra è la Cinico Disincanto, etichetta romana con la quale abbiamo già pubblicato il secondo e terzo album, rispettivamente Il Cielo degli Esclusi (Cinico Disincanto / CNI, 2009) e Liberamente Tratto (Cinico Disincanto / Audioglobe, 2011). Il nostro primo disco, Senza Troppi Preamboli (2006) è stato pubblicato dalla Blond Records, etichetta musicale del nostro amico e cantautore Enrico Capuano.
Avete un messaggio per noi terrestri?
Meravigliatevi più spesso!! Cercate di cogliere il tesoro che sta nell’impegno delle vere opere d’arte, nei film di qualità, nelle belle canzoni… E cercate, soprattutto, di non farvi ingannare dai falsi miti musicali che girano sempre più numerosi e provocano momentanee emozioni dettate dalle mode del momento. Ma, a pensarci bene, il messaggio più giusto che possiamo darvi è: fate quello che volete!
LEGITTIMO BRIGANTAGGIO
GAETANO LESTINGI: voce e chitarre
DOMENICO CICALA: basso elettrico
PINO LESTINGI: chitarre
ILARIO PARASCANDOLO: batteria
https://legittimobrigantaggio.com/ (Intervista su iThink Magazine Roma 12.09.2012) http://www.ithinkmagazine.it/roma/component/content/article/1-articoli-home/59-a-tu-per-tu-con-lalieno-legittimo-brigantaggio.html
Legittimo Brigantaggio si schiera dalla parte degli ultimi con un disco di chiara matrice libertaria. Trattasi, per lo più, di comune ska/folk trito e ritrito mischiato, però, a lampi di genio e passione sociale.
La mia difficoltà di ascoltatore, sta nel separare gli ingredienti sgraditi da quelli che non vanno perduti. Dell’energia vulcanica e del fragore che diventa chiasso, non mi interessa granché. Quando lo zumpa zumpa è così ossessivo, finisco con il sentirmi solo, alla mercè del mal di testa.
Mi interessa, invece, la dolce “Mi lamento” che inizia con una frase che ha dei sottintesi importanti: “più forte che così scacci la malasorte”. Vista così è solo uno slogan ma, il sentimento musicale che lo regge, si fonde col messaggio in un unico canto di ispirazione e disperazione. Una piccola, accorata preghiera.
In realtà, di slogan ce ne sono molti. È proprio il tipo di scrittura del gruppo. Ovviamente, quando alcune frasi arrivano meglio di altre si perde “l’intero” della canzone, si perde il senso del racconto ma, egualmente, l’attenzione al messaggio e la scrittura sono mature, merito di Giuseppe e Gaetano Lestingi, oltre che di Andrea Ruggiero.
I tre sono fanatici della rima e dell’assurdo, tanto fanno che abbiamo stelle che sanno di Maalox, beati che stuprano chitarre, disillusione relativa all’infanzia (“…si sa che in fondo in fondo tutti i bambini hanno un’anima cattiva”) e soldi risparmiati alla faccia della gloria.
Mi piace tanto il ritornello di “Mannaggia a te”, mi sento a casa con l’attacco quasi tango della strofa di “Canzone per Franco”, e mi godo la ghost track che parla di una visita al parente carcerato.
Che dire oltre? Dopo aver ascoltato un po’ di gruppi folk, mi assale il sospetto che i briganti stessero sempre a ballare, a gozzovigliare, a divertirsi ‘mbriaghi, a suonare la ciaramella, ‘a chitarra vattient’ e il tamburello. Chiaro che li han presi tutti. Josè Leaci (Saltinaria)
Si è scritto spesso che la scena musicale combat folk italiana aveva detto tutto, e che bene o male dopo i fasti dei primi Modena City Ramblers e dei Gang, ce ne era ben poco per chi li avrebbe seguiti. Ebbene forse non è proprio così perché a smentire questo assunto, sono seguite negli anni alcune interessanti band ed in particolare i Legittimo Brigantaggio, gruppo con alle spalle già due ottimi dischi e che di recente ha dato alle stampe il loro terzo album, Il Cielo Degli Esclusi, disco composto da undici brani a metà strada tra combat folk e un easy pop influenzato dallo ska e dalla musica balcanica, il tutto condito da testi impegnati sospesi tra amara ironia e disillusione. Registrato a Roma da Roberto Cola, il disco, missato in analogico e masterizzato presso l’ Alpha Dept di Bologna da Francesco Donadello, vede la partecipazioni di vari ospiti speciali come Paolo Enrico Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi, Betty Vezzani dei Modena City Ramblers, Roberto Napoletano di Riserva Moac e U’Papadia, che con i loro interventi hanno contribuito in modo determinante alla riuscita del disco. L’ascolto rivela brani dai tempi veloci e trascinanti, caratterizzati da arrangiamenti ricchi nei quali brilla l’utilizzo di violino e fisarmonica a caratterizzare la linea melodica. A spiegare lo spirito che ha animato i diversi brani è Gaetano Lestingi, il frontman della band: “Nel disco abbiamo voluto amplificare l’umano grido di dolore di persone messe da parte dalle becere tendenze odierne di omologazione culturale e visiva che la società specializzata quasi impone alle persone più deboli. Ed ecco che, paradossalmente, i deboli nella nostra quotidianità diventano la maggioranza delle persone”. I Legittimo Brigantaggio cercano così di veicolare un messaggio di sensibilizzazione verso l’indifferenza verso coloro che la società ha escluso o sta escludendo. Emergono così brani come l’iniziale Sudore e Fiamme e la bellissima La Leva Infantile del ’08, che attacca senza mezzi termini il conformismo e l’apparenza della società moderna, ma soprattutto la malinconica Mi Lamento, in cui brilla un eccellente arrangiamento caratterizzato dall’intreccio tra gli archi e la fisarmonica. Nel complesso il disco si lascia apprezzare in tutte le sue fumature sonore ma soprattutto per i testi che pescano dalle storie del quotidiano e che si allargano man mano verso considerazioni più generali sulla società. I Legittimo Brigantaggio sono riusciti a raccogliere l’eredità del combat folk italiano dei primi anni novanta e ad innovarla attraverso sonorità più immediate e testi che hanno tutta l’aria di poter invecchiare meglio. Salvatore Esposito (Blogfoolk)
Carichi di ritmo e di passione, i Legittimo Brigantaggio possono essere annoverati tra la schiera di quei gruppi che hanno scelto l’arma del folk rock per combattere e raccontare quanto c’è di sbagliato ed ingiusto nel mondo moderno. Le 11 tracce che compongono “Il cielo degli esclusi” infatti, si basano spesso sulla formula che prevede di usare ritmi ska impreziositi da violini, fisarmoniche, tamburi e altri strumenti della tradizione popolare creando, come risultato finale, un mix sonoro tanto caro a band come Bandabardò, Modena City Ramblers e Ska-P, precursori di un genere che oggi potremmo definire con l’appellativo di “combat-folk”.
I testi, sempre azzeccati e mai banali, spaziano dalla guerra alla globalizzazione, dal lavoro precario alla preoccupazione di un domani incerto, come emerge dalle canzoni “Sudore e fiamme” e “La leva infantile del ‘08”.
Veloci, dirette e ballabili, rappresentano un inizio ideale per un disco che sa anche abbandonarsi a momenti più rilassati e poetici, quasi cantautorali, come dimostra “Mi lamento”, sospesa (tenendo conto delle dovute distanze), tra Max Gazzè e Daniele Silvestri, e “Velluto di pietra”, dalle parole colme di sentimento e saggezza. “Il cielo degli esclusi” è un disco che suona in maniera straordinariamente matura per un gruppo così giovane, ma in grado di conseguire questo risultato sia grazie ad un’autoproduzione in grado di esaltare, oltre ai suoni, l’intero “umore” che l’album vuole trasmettere; sia per le preziose collaborazioni di cui la band si è avvalsa: tra i tanti nomi importanti, spiccano quello di Betty Mezzani dei Modena City Ramblers e di Enrico Archetti Maestro degli Yo Yo Mundi.
Benché privi di tratti distintivi che saprebbero renderli liberi dagli inevitabili paragoni a cui vengono sottoposti, i Legittimo Brigantaggio riescono comunque a farsi apprezzare, oltre che per precisione ed impegno, soprattutto per la forza e per la convinzione con le quali sanno esprimere le loro idee, confezionando un lavoro che riesce a non sfigurare se messo a confronto con quelli dei gruppi presi come punto di riferimento per sound, ispirazione ed affinità di idee. Fulvio D’Andrea (Extra! Music Magazine)
“Il cielo degli esclusi” è un album dai suoni “popolari”, che intreccia il folk allo ska e ad un rock più affilato.
I Legittimo Brigantaggio prediligono arrangiamenti con violini, fisarmoniche, tamburi e chitarre elettriche e narrano storie di vita quotidiana.
I testi sono la vera forza di quest’album, poichè talvolta il genere stesso, quello “popolare” italiano, tende ad appiattire l’ascolto, nonostante i ritmi coinvolgenti. I richiami a gruppi come Modena City Rambles, Yo Yo Mundi, Bandabardò ci sono, ma non sono poi così vincolanti e pesanti.
I testi sono invece sempre indovinati, oscillanti tra la diretta critica sociale all’avventura ed a perle di saggezze.
Le melodie, possenti e dirette, racchiudono l’anima del gruppo, che si propone sempre schiettamente, senza maschere o paure.
I Legittimo Brigantaggio sanno essere divertenti facendo riflettere, non brillano di quell’originalità che lascia a bocca aperta, ma risultano comunque essere dei musicisti preparati, rendendo le canzoni piacevoli e piene di sana passione.
Da scoprire anche in versione live. Valentina Zardini (Sound Magazine)
Li avevamo lasciati a raccontare del “Teleincantatore”, di quel “Signore delle scatole parlanti” che tramortisce le menti del Belpaese, nel loro precedente disco Senza troppi preamboli. Li ritroviamo a guardarsi in casa e a raccontare le miserie e le delusioni della propria parte, persa nei cliché e nelle frasi rivoluzionarie ormai svuotate dal gioco delle parti. E una volta preso atto della situazione ci si rivolge altrove, alle proprie radici e ai personaggi che rimangono fuori dall’establishment, Il cielo degli esclusi, appunto.
Terzo disco dei Legittimo Brigantaggio, un lavoro dai tanti ospiti, tra cui spiccano i nomi di Paolo Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi in una bella e adattissima Il gioco del mondo, Sergio Serio Maglietta dei Bisca che con la sua voce indurisce La leva infantile del ’08 e Betty Vezzani dei Modena City Ramblers che dà voce alla moglie di un ricco signore nella conclusiva Ad occhi chiusi.
E proprio dal gruppo emiliano sembra prendere i passi il brano di apertura di questo lavoro, Sudore e fiamme, che richiama alla mente le atmosfere in stile Clan Banlieue, seppur più muscoloso e veloce. Il suono è più corposo e la struttura delle canzoni più asciutta, rispetto al passato. Laddove si perde un po’ di smalto “progressivo” si guadagna in compattezza, con ritmi più diretti tra il rock e lo ska, accompagnati dall’impasto di violino elettrico e fisarmonica che ancorano il sound al folk di partenza. I risultati sono particolarmente piacevoli nei brani più ibridi, quelli che si allontanano dalla “scolastica” del combat, come Lo specchio del pastore e Canzone per Franco. Roberto Benevento (Rivistaonline)
Sarebbe ozioso ribadire quanto il combat-ska patchankato con venature irlandesi mi suoni ormai da anni tanto più blando quanto più animato da presunte fregole impegnate (o addirittura rivoluzionarie), con tutto quel cantarsi addosso sdegni nostalgici celebrando così un bel cerimoniale di appartenenza alla chiesa del non appartenere. E vai con la liturgica sequela dei cliché.
Dai laziali Legittimo Brigantaggio però accetto volentieri predicozzi e sacramenti, perché all’interno del canone – non manca ovviamente la fisarmonica e, quando è il caso, i violini – si permettono deviazioni eretiche parecchio gustose. A partire dall’incandescente Lo specchio del pastore, tra surf noise, strali post wave e “rosco” acidella (che scomoda il ricordo del Vasco Rossi di La strega), capace altresì di un certo piglio radiofonico (casomai ci fossero ancora in giro radio sensibili a certi input). Un vizietto furibondo che strattona l’accorata Velluto di pietra, i languori rumba di Canzone per Franco, il piglio beffardo da Skiantos col turbo di La leva infantile del ’08 (che si divora d’amblé tutti i Caparezza in circolazione).
Detto della bella vena cantautorale che innerva Ad occhi chiusi (storiella a due voci cantata assieme alla rambler Betty Vezzani), tra nostalgie folk studio e medievalismi Branduardi, e di quella Mi lamento che rende adulti i Bandabardò, resta un senso di generosità genuina, l’attitudine per la melodia energica, il gusto per la narrazione e la poesia (tanto alle musiche che alle liriche si alternano i fratelli Lestingi e Andrea Ruggiero, più Elisa Casseri – Premio Pirandello – che ha scritto il testo de Il gioco del mondo) che fanno di questo disco un buon esemplare di cantautorato rock, solo occasionalmente “combat”. Stefano Solventi (SentireAscoltare)
La guerra dei giochi segreti raccontata dalla band laziale, densa di sangue vivo ed un sacco di ospiti: Enrico Archetti Maestri (Yo Yo Mundi), Betty Vezzani (Modena City Ramblers), Sergio Maglietta (Bisca) …
Si tratta del loro terzo album, prodotto da CinicoDisincanto (distribuito da CNI Music) ed è stato pubblicato il 2 Maggio 2009: la campagna promozionale relativa e’ ben fatta e massiccia, finalizzata a far conoscere queste 11 canzoni a meta’ tra combat folk ed un easy pop folk rock. Alcuni brani del disco ci fanno saltare sulla sedia, perche’ originali e ben assemblati: provate ad ascoltare Il gioco del mondo, dove l’elenco delle cose che non vanno sul nostro amato pianeta si sciolgono in una dolce litania sincopata, anche facile da memorizzare.
Ho chiesto alla band cosa si aspetta da un cd cosi’ ed Andrea Ruggiero mi ha risposto…che possa emergere qualcosa di nuovo a livello musicale rispetto alla maggioranza dei gruppi folk rock! Abbiamo sperimentato il rumore in alcuni brani: semplicemente questo! Aspettiamo le tue critiche con ansia! Andrea..
Questo comunque l’elenco dei brani contenuti:
1.Intro 0:17
2.Sudore e fiamme (Giuseppe Lestingi) 3:28
3.La leva infantile del ’08 (Andrea Ruggiero) 4:33
4.Lo specchio del pastore (Testo: Gaetano Lestingi; Musica: Andrea Ruggiero) 3:14
5.Mi lamento (Testo: Giuseppe Lestingi, Fabio Valle; Musica: Giuseppe Lestingi) 3:48
6.Il gioco del mondo (Testo: Elisa Casseri; Musica: Andrea Ruggiero) 3:54
7.Velluto di pietra (Gaetano Lestingi) 3:47
8.Mannaggia a te (Gaetano Lestingi) 3:58
9.Canzone per Franco (Andrea Ruggiero) 4:26 (brano dedicato a Franco Fosca)
10.Calderas (Giuseppe Lestingi) 3:18
11.Ad occhi chiusi (Gaetano Lestingi) 3:31
Al termine dell’ultimo brano, dopo un vuoto di quasi venti minuti, c’è una traccia fantasma.
Per capire lo sforzo messo in campo per questo disco, ora analizzatevi sia l’elenco dei musicisti di base, ma anche il parterre di ospiti presenti…
Gaetano Lestingi: voce e chitarra;
Andrea Ruggiero: violino
Pino Lestingi: chitarra elettrica
Davide Rossi: fisarmonica
Domenico Cicala: basso elettrico
Cristiano Coraggio: batteria
Collaborazioni ed ospiti su Il Cielo degli Esclusi….
Roberto Cola: cori in Sudore e fiamme e sintetizzatore in La leva infantile del ’08
Roberto Caetani: coro in Sudore e fiamme e Mannaggia a te
Chiazzetta: cori in Sudore e fiamme e Mannaggia a te
Sergio Maglietta (Bisca): voce in La leva infantile del ’08
Savino Bonito (Wogiagia): voce in La leva infantile del ’08
Roberto Napoletano (Riserva Moac): fisarmonica in La leva infantile del ’08
‘u Papadia: voce e tamburello in La leva infantile del ’08
Giulia Digianpasquale (Wogiagia): cori in Lo specchio del pastore e Mi lamento
Luca Scirocco: trombone
Paolo Enrico Archetti Maestri (Yo Yo Mundi): voce ne Il gioco del mondo
Gianluca Bernardo (Rein): voce in Canzone per Franco
Sante Rutigliano: chitarra in Calderas
Betty Vezzani (Modena City Ramblers): voce in Ad occhi chiusi
Registrato a Roma da Roberto Cola il disco e’ stato missato in analogico e masterizzato presso l’ Alpha Dept di Bologna da Francesco Donadello (Giardini di Miro’): il package del cd, il progetto grafico ed il booklet e’ stato curato da Andrea Pietrangeli www.stonegrafica.it che ha dato un taglio retro’ e privileggiando molto il pastello, a volte con risultati altalenanti, perche’ l’impostazione pubblicitaria a tratti emerge forte.
Racconta Gaetano Lestingi (cantante della band) …Nel disco abbiamo voluto amplificare l’umano grido di dolore di persone messe da parte dalle becere tendenze odierne di omologazione culturale e visiva che la società specializzata quasi impone alle persone più deboli. Ed ecco che, paradossalmente, i deboli nella nostra quotidianità diventano la maggioranza delle persone…: l’intento e’ lodevole e nei brani piu’ pop i Legittimo Brigantaggio sembrano portare il loro pamphlet a masse piu’ vaste di persone. La partenza pero’ con Sudore e Fiamme e La leva infantile del ’08 lasciava pero’ sperare in un succo piu’ politico dell’intero progetto, piu’ combat e stradaiolo. Giancarlo Passarella (MusicalNews)
I ragazzi del Legittimo Brigantaggio hanno rispetto per la musica, questa è la prima certezza.
“Il cielo degli esclusi” è un album ordinato, un giardino in cui la creatività germoglia e ogni petalo regala un fiore ben arrangiato, ben scritto, diligentemente pensato e realizzato.
La seconda, di certezza, è che in un mondo dove quel che conta è l´account e quel che va è l´avatar, i cinque musicisti lepini continuano a rappresentare una realtà schietta e rurale, un cosmo antico che sembra ormai distante da tutti ma che, in Italia, è ancora pane quotidiano sulla bocca dei più. I dubbi, di cui vita e dischi non sono mai avari, sorgono in seconda battuta, fatalmente consequenziali alle certezze. La diligenza folk del Legittimo Brigantaggio è di sicuro veloce e carica di invidiabili merci, tuttavia non essendo priva della patina invincibile del genere, del clichè che da un sogno western inchioda a una meno suggestiva festa nel centro autogestito. I temi universali e mai domi dell´ipocrisia borghese, della focosità rivoluzionaria e della condannabile ferocia bellica rimangono luminosi nel cuore, efficaci nel contenuto ma poveri di credibile e attuale aggressività nel loro abito agreste e partigiano.
“Il cielo degli esclusi” è un disco concettualmente oltre che musicalmente nobile, tuttavia probabilmente condannato per la sua autoreferenzialità a essere pienamente recepito solo da ascoltatori già avvezzi al suo sound o da pensatori già familiari al suo modus cogendi.
Gli aficionados combat troveranno trascinante “Sudore e Fiamme”, carezzevole “Mi Lamento”, sarcastica e graffiante “Mannaggia a Te”, latina e pasionaria “Canzone per Franco”. Ne “Il gioco del mondo” un po´ del Piero di Fabrizio, in “Calderas” l´approccio degli Shandon e il tocco acustico a là Flaco Biondini. Un po´ ovunque, la struggente attualità che ci racconta che non è possibile fare la rivoluzione semplicemente rafforzando l´idea di chi già la pensa come noi. O, almeno, non solo. Augusto Pallocca (Mescalina)
Un impianto combat folk dalle robuste venature elettriche, quel che si dice un buon tiro – sovente in levare, come da manuale – per canzoni suonate con competenza e con la giusta dose di istrionismo da saltimbanco che occorre al genere per sviluppare fino in fondo la necessaria teatralità: questa la ricetta base de “Il cielo degli esclusi”, nuovo album dei Legittimo Brigantaggio da Latina, che d’altra parte – questo il rovescio della medaglia – presenta in sé gli inevitabili limiti, in primo luogo una formula che negli ultimi quindici, vent’anni è stata sviscerata in ogni sua più recondita piega. Non ci limiteremo comunque a denunciare l’assenza di originalità, in parte inevitabile come si è detto, perché tra le pieghe di una musica già sentita troviamo la volontà di sfuggire alla facile trappola dello slogan – politico o meno che sia – con testi non privi di una certa poesia, e canzoni come la lenta e malinconica “Mi lamento”, archi e fisarmonica a condire un ritornello di immediata presa indicano strade meno scontate e più personali. Insomma, nessun dubbio sulla preparazione e sulla dedizione del gruppo alla causa di una musica vivace e suonata con piglio energico, solamente ci piacerebbe vedere sviluppato ancora di più un discorso interessante che per ora abbiamo solo intravisto, relegato tra le pieghe del già sentito. Alessandro Besselva Averame (Il Mucchio)
XII edizione Premio Voci per la Libertà, una Canzone per Amnesty. Il combat folk dei Legittimo Brigantaggio conquista la giuria e si aggiudica il prestigioso Premio della Critica, assegnato in occasione della finale nazionale della rassegna che si è tenuta domenica 19 luglio presso lo Stadio Rugby di Villadose.
Schietti e sinceri, i Legittimo Brigantaggio nelle loro canzoni raccontano storie e mandano chiari messaggi; visioni quotidiane, per lottare e “crescere di robusta qualità”. Ma nella quotidianità non c’è solo l’impegno e così ecco emergere tra le liriche sentimenti che trasudano saggezza e avventure, racconti vissuti e forse a volte solo sognati.
Il cielo degli esclusi è il nome del loro ultimo album, fitto di preziose collaborazioni che hanno contributo a renderlo un piccolo gioiello nel panorama folk rock italiano: da Betty Vezzani (Modena City Ramblers) a Enrico Archetti Maestri (Yo Yo Mundi) e poi ancora Cristiano Corraggio, Sergio “Serio” Maglietta (Bisca), Roberto “Zanna” Napoletano (Riserva Moac), Nicodemo, Gianluca Bernado (Rein), Savino Bonito e Giulia Digianpasquale (Wogiagia Crew), U’ Papadia (noto cantautore e musicista di Teresa De Sio), Chiazzetta, Sante Rutigliano, Roberto Caetani, Roberto Cola, Luca Scirocco, ed Elisa Casseri (Premio Pirandello). Manuel
Legittimo Brigantaggio
Il Cielo degli Esclusi
(CinicoDisincanto)
Non credevo davvero che un disco di musica popolare avrebbe “di nuovo” potuto appassionarmi tanto e invece… ”Il cielo degli esclusi” è stupefacente, un aggrovigliarsi di suonicaldi, di popolarità viscerali, di suoni di piazze e di “canzoni da dover ballare”. I Legittimo Brigantaggio sono al loro terzo album, ma già la loro identità tipicamente folk è ben netta. Nel disco sono innumerevoli le collaborazioni: da Betty Mezzani (Modena City Remblers) a Enrico Archetti Maestri ( Yo Yo Mundi), fino a Elisa Casseri (vincitrice del Premio Pirandello e autrice de “Il gioco del mondo”) e tutte regalano ad esso delle particolarità stilistiche proprie di ogni origine musicale. Altro aspetto da non tralasciare è il sottile filo rock sotto ad ogni traccia, celato sì da tamburi martellanti, fisarmoniche e violini “romantici”, ma comunque ben distinguibile e convincente. Non mancano neanche le ballate, pure e semplici, in cui forse l’attenzione si focalizza sulla voce calda, quella di Gaetano Lestingi, alternato al suono di un trombone stanco. Da tempo non si sentivano dischi di tale impatto sociale, il gruppo ha dato vita ad un lavoro “aizzatore di folle”, tanto per dimostrare che ancora qualcuno è disposto a combattere per non chinare il capo di fronte all’ipocrisia, che qualcuno riesce a comunicare con tale forza le proprie idee, da sapersi rivolgere persino agli “esclusi” che ad oggi sono ancora troppi.(Mska Pesce – purpetz.mska@hotmail.it) Per contatti: www.myspace.com/legittimobrigantaggio
Possono ancora far male i fucili a sei corde? Riescono ancora i pochi minuti di una canzone, i tre quarti d’ora scarsi di un cd, a fare vivere sensazioni e sentimenti come passione, come rabbia, come amore? Ascoltando questo “Senza Troppi Preamboli…” la risposta è affermativa. Già dal titolo si capisce che questi ragazzi di Latina puntano al sodo, senza troppi fronzoli o lustrini inutili: dell’incisività nelle musiche e nel linguaggio paiono aver fatto una questione d’onore. Legittimo Brigantaggio, il nome scelto per il gruppo, è bellissimo, con una parola che pare la negazione dell’altra, ma a ben pensare è rafforzare un’idea, sapere che il sogno si può trasformare in certezza e non dissolversi nell’inconsistenza nebbiosa dell’utopia o della fiaba. Sono quindi due parole, che come Resistenza e Libertà, devono assolutamente e indissolubilmente convivere. Ascoltandolo “Senza Troppi Preamboli…” ci si lascia trasportare da musiche e testi che, con allegria e ironia, con orgoglio e coraggio, vanno decisi “in direzione ostinata e contraria” L. Vitali (Bielle)
È un immaginario di uomini merceria, di palabowling dell’impero e scatole parlanti, il primo lavoro dei Legittimo Brigantaggio. Di briganti da una parte e corsari dall’altra. Con l’arma di un linguaggio decisamente più ricercato rispetto alla maggioranza dei gruppi Folk Rock e un immaginario poetico che riesce sempre ad evitare il didascalico e che dipinge nuovi banditi senza tempo, con l’occhio attento alla realtà contemporanea. Senza troppi preamboli è un disco di Folk elettrico, suonato in modo fresco e dalle molteplici influenze, ben dosate tra l’eredità popolare e il rock. Lo strumentale che separa idealmente il disco in due parti, alla macchia, è buon indice delle varie anime che si agitano tra i brani. Nonostante un inizio un po’ debole con Branko, la scaletta si dipana attraverso brani dalla scrittura convincente, colorati da un violino e una fisarmonica, tra cui spiccano le atmosfere della ballata in dialetto Firmamenti e catene. I Gang che aleggiano come influenza principale, soprattutto per le liriche, regalano ai ragazzi un cameo da brividi per il finale. A sfumare dalla precendente La notte del destino, Marino Saverini recita un intenso scritto La lotta dell’inverno con una voce che ogni anno che passa diventa più profonda ed espressiva. R. Benevento (Rivist@)
Il legame alla terra, l’immaginario poetico, le immagini in bianco e nero di luoghi dimenticati: tutti elementi che fanno di “Senza troppi preamboli…” un disco dallo spirito genuino slegato da un tempo presente che scorre inesorabilmente. Si tratta di un combat folk a tratti ironico, stemperato da incursioni nei territori del progressive, dell’elettronica leggera, del funky e del soul, genere in bilico tra antiche suggestioni e rivisitazioni moderne. Le tracce sono cariche, piene, l’impressione è che debordino di suoni: scorrono fluide all’ascolto, appoggiandosi alle linee dei fiati, degli archi e della fisarmonica che si confondono febbrilmente tra loro, in una danza dal sapore tradizionale, da festa di paese. Il senso del luogo e della tradizione popolare regge palesemente l’architettura semantica del disco: la gara di ballo del paese (“Branko”), la leggenda del brigante che salpò dal Golfo di Gaeta (“Piccola leggenda”), le sonorità del dialetto pivernese (“Firmamenti e catene”), il dialogo tra il Brigante e la Fortuna (“La notte del destino”). Da queste immagini arcaiche prende senza dubbio le distanze “Colpo grosso all’Asinara”, traccia dalla vena polemica che si scaglia contro il malcostume politico e le scelte contestabili di Palazzo Chigi. L’impressione è molto buona, fin dal primo ascolto un album ricco di suggestioni e di contributi brillanti. F. Cardia (MArteLive)
Il linguaggio del folk rock, derivando dalla musica popolare, dev’essere schietto e sincero. La componente musicale può accentuare certe influenze, ma è attraverso le parole che si trasmette un messaggio chiaro e lineare. I Legittimo Brigantaggio hanno fatto propria questa lezione , dimostrano una buona capacità di scrittura e musicalmente sono freschi e vitali. Aiutati da personaggi che ben conosciamo, come Marino Severini dei Gang, Enrico Capuano, Roberto Billi e Stefano Fiori dei Ratti della Sabina, esordiscono con l’ottimo Senza Troppi Preamboli e dal vivo si segnalano per le loro travolgenti esibizioni, dove “Piccola leggenda”, “La carica dei corsari” e ” Colpo grosso all’Asinara” si confermano una festa di violino, fisarmonica e ritmo danzante. Bravi. E.Frassetto (Rockerilla)
Arrangiamenti fantasiosi ai limiti del febbrile: squilli di trombe e sfarfallii di clarinetto (Branko), strali elettrici e il gorgoglio nasale di un basso tuba (Piccola leggenda), Napoli che s’immischia d’oriente, d’albione e pejote (Alla macchia), tastiere e campioni quale substrato sonoro per il reading saturo di dignità e apprensione di Marino “Gang” Severini (La lotta dell’inverno). Se il ricorso alla tammurriata sembra obbedire ad una tendenza a dire il vero già un po’ logora, Tammurriata dei carcerati – eseguita in solitario da Sebastiano Ciccarelli degli E Zezi-è comunque un brivido antico che ti morde adesso, mentre il contributo di Stefano Fiori de I Ratti Della Sabina coincide con una Colpo grosso all’asinara che, seppur prevedibile, mette sul piatto una melodia ed un testo degni del miglior Guccini. S.Solventi (SentireAscoltare)
Qui di seguito diversi link sui Legittimo Brigantaggio:
http://www.altritaliani.net/spip.php?article1081
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-c632a68f-7e1c-4384-b9ce-54418bf20a03.html
http://www.rockshock.it/recensione-legittimo-brigantaggio-liberamente-tratto/
http://www.siae.it/novantanovenovita.asp
http://www.fuorilemura.com/2011/11/07/legittimo-brigantaggio-presentano-liberamente-tratto/
http://www.musicletter.it/INDIENEWS/?entry=entry111011-200758
http://www.centromusicacremona.it/wordpress/?p=1496
http://www.saltinaria.it/news/cd-in-uscita/12515-liberamente-tratto-legittimo-brigantaggio.html
http://www.audioglobe.it/disk.php?code=8016670174240
http://www.latinaonline.it/libera-mente-tratto/
http://itunes.apple.com/it/album/liberamente-tratto/id459507804
http://www.shiverwebzine.com/2011/10/06/legittimo-brigantaggio-la-lettera-viola-nuovo-video/
http://www.ithinkmagazine.it/chi-siamo/1446-uscita-terzo-album-dei-legittimo-brigantaggio.html
http://www.blogfoolk.com/p/blogfoolk-want-you.html
http://www.amazon.com/Liberamente-tratto/dp/B005JBC5IA
http://www.ibs.it/disco/8016670174240/legittimo-brigantaggio-1/liberamente-tratto.html
http://music.napster.com/legittimo-brigantaggio-music/tracks/12895895
http://search.vimeo.com/28791333